The Hoarder // Matt Winn

Esiste un angolo remoto nella nostra mente, illuminato dalla luce fioca di una lampadina a incandescenza. Un luogo dove non vorremmo mai dover entrare, ma alla cui porta non riusciamo mai a mettere un lucchetto. É un deposito male illuminato, dove giacciono ricordi dimenticati e paure dalle fattezze contorte.

The Hoarder, film del 2015 del regista Matt Winn, è forse un titolo passato in sordina ma con una buona dose di potenzialità. A rendere da subito efficace The Hoarder è la scelta di ambientarlo in un deposito. Un luogo che si snoda tra corridoi anonimi, dove si affacciano decine di serrande dietro le quali giacciono oggetti dimenticati, cianfrusaglie o segreti. Ella, interpretata da una Mischa Barton evidentemente appesantita, è certa del tradimento dell’uomo che è in procinto di sposare e crede fermamente che le prove che cerca siano nascoste tra le pagine di un’agenda che è finita in un deposito. Mossa da una necessità quasi morbosa di entrare in possesso dell’agenda, trascina la sua migliore amica tra i corridoi del deposito.

Una volta varcata la soglia illuminata e apparentemente tranquilla del deposito, le cose cambieranno in maniera drastica.

Il punto di forza di The Hoarder non è sicuramente la prova recitativa offerta dalla manciata di attori che scorrazzano tra i corridoi del deposito, ma dalla struttura semplice ed efficace che lentamente trascina lo spettatore verso i piani bassi del film. The Hoarder è come una grande gabbia per topi. Apparentemente piena di vie di fuga, ma di fatto una trappola dalla quale è impossibile fuggire.

Il deposito non nasconde infatti solo una collezione di scatole polverose dove sono ammassati i resti anonimi di vite passate, ma qualcosa di decisamente più interessante con cui interagire.

Se in un angolo della vostra mente nascondete una passione insana per il collezionismo, allora The Hoarder potrebbe essere il film perfetto per voi.

Serena Aronica

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