È stato un luglio di fuoco, non soltanto per quanto riguarda le temperature ma proprio dal punto di vista degli incendi. Il caldo e, soprattutto, la siccità che hanno colpito il nostro paese, in modo particolare il Centro-sud e l’Emilia, sono condizioni ideali per favorire il propagarsi delle fiamme.
Toscana, Lazio, Campania e Sicilia le regioni più colpite. Il numero di richieste di intervento da parte dei vigili del fuoco è un record degli ultimi dieci anni, ha detto il Capo del Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Gli interventi dei vigili del fuoco sono tantissimi, poco meno della metà riguardano incendi di vegetazione: quasi 44 mila ettari devastati dall’inizio dell’anno. Solo negli ultimi mesi è bruciata un’area pari a quella del territorio della provincia di Venezia.
Il danno economico di questo vero e proprio disastro ambientale sfiora i 900 milioni di euro.
Un triste record quello di quest’anno.
Grazie ad alcuni strumenti interattivi online è possibile seguire visualizzare tutte le info sui roghi che stanno colpendo l’Italia. A partire dai dati dello European Forest Fire Information System (Effis), un gruppo di sviluppatori italiani ha dato vita al progetto Italia a Fuoco che raccoglie esclusivamente gli articoli sul nostro Paese, tra gli stati più colpiti del Vecchio Continente. L’idea è quella di stimolare una partecipazione attiva, anche tramite segnalazioni, per condividere informazioni utili e verificate sugli incendi che ogni estate affliggono lo stivale.

Di seguito la mappa degli incendi avvenuti nel nostro paese nel corso del 2017 realizzata dal progetto Italia a Fuoco. I marker di colore nero localizzano gli incendi registrati negli ultimi sette giorni, i marker di colore bianco localizzano tutte le segnalazioni meno recenti. Ogni marker sulla mappa riporta la località, il giorno della segnalazione ed un link alla notizia che lo descrive. Per interagire con la mappa guardate qui.
Basta una scintilla. La vegetazione, resa più fragile da radici e rami inariditi da mesi di siccità, è un bersaglio facile. Centinaia di ettari di bosco e macchia, in questo periodo, bruciano quotidianamente.
È anche vero che gli incendi non sono tutti uguali. Innanzitutto in termini di violenza: è possibile che a bruciare sia solo la lettiera, ovvero erba secca, foglie, rametti, sterpaglie insomma. In questo caso le fiamme sono basse e il calore sprigionato è poco. Gli alberi si sbruciacchiano un po’ ma sopravvivono e gli animali che si rifugiano nelle tane sotterranee riescono a sfuggire alle fiamme (purtroppo non al fumo). Incendi di questo tipo non pregiudicano la stabilità delle fitocenosi (complessi di piante che crescono in un determinato ambiente fisico e chimico).
Ben più devastanti sono gli incendi di chioma, o di corona, in cui a bruciare sono gli alberi. Le fiamme, in questo caso, sono alte e l’incendio si diffonde molto velocemente. Gli incendi di questo tipo, specie se frequenti, sono estremamente distruttivi perché non solo sono letali per le piante ma innescano gravi processi erosivi. I danni possono estendersi anche fino a 10 cm nel suolo.
Le alterazioni delle condizioni naturali del suolo causate dagli incendi favoriscono, inoltre, i fenomeni di dissesto dei versanti provocando, in caso di piogge intense, lo scivolamento e l’asportazione dello strato di terreno superficiale. Colline nude in seguito a completa erosione ricorrono frequentemente nel paesaggio mediterraneo.

Slide della Protezione Civile che illustra diversi tipi di incendi boschivi.
Per fortuna le piante della vegetazione mediterranea posseggono una buona capacità di reazione alla distruzione operata da un incendio. Il fuoco, infatti, è uno dei fattori che hanno segnato l’evoluzione della macchia, e le diverse specie nostrane hanno sviluppato adattamenti per meglio fronteggiare questo tipo di eventi. Abbiamo già accennato al concetto ecologico di resilienza che, al contrario di quello di resistenza, che descrive la capacità di un sistema di resistere ad una perturbazione, denota la sua capacità di assorbirla.
Le tipiche associazioni di piante mediterranee presentano diversi gradi di sclerofillia e sono caratterizzate da oli, resine e sostanze volatili facilmente infiammabili. Si tratta di adattamenti climatici che al tempo stesso rendono le piante vulnerabili agli incendi.
L’evoluzione ha portato alcune piante a sviluppare strategie riproduttive alternative: tramite polloni radicali o semi con germinazione favorita dal fuoco. Nel primo caso si tratta di riproduzione vegetativa e avviene attraverso l’emissione di nuovi germogli mediante strutture (tuberi, rizomi, bulbi) che la pianta emette dalle radici se la parte epigea viene danneggiata. Altre piante hanno sviluppato un tipo di seme la cui germinazione viene favorita dal calore o dalla presenza di carbone.
Decisamente più svantaggiate le piante che per la propria riproduzione dipendono dagli animali perché, dopo un incendio, gli animali sopravvissuti si spostano in altre zone. Si tratta spesso di aree che altrimenti non avrebbero colonizzato perché sovraffollate o prossime alle città.
La macchia mediterranea, quindi, ha sviluppato una buona capacità di riprendersi dopo il passaggio del fuoco, sia attraverso l’autosuccessione (il rinnovamento delle stesse specie presenti prima del disturbo), sia perché dopo secoli di incendi si è stabilizzata in una forma semidegradata: si parla di comunità climax da incendio. Per chi volesse approfondire l’argomento incedi ed ecosistemi da un punto di vista botanico, segnalo questa pubblicazione a cura del ministero dell’ambiente, semplice ma accurata.
L’evoluzione post-incendio della vegetazione mediterranea segue il modello della composizione floristica iniziale, vale a dire che le specie presenti prima del fuoco riappaiono subito dopo.
Il fenomeno di cicatrizzazione si può suddividere grossolanamente in tre fasi:
- una fase di rioccupazione dello spazio;
- una di competizione (la rinnovata disponibilità di spazio fa si che nuove specie tentino la colonizzazione dell’area);
- una fase di stabilizzazione delle favorite specie preesistenti.
Un bosco evoluto non reagisce con la stessa resilienza della macchia agli incendi. Il bosco ricresce in tempi più lunghi che possono diventare lunghissimi se, dopo l’incendio, seguono processi di erosione e perdita del suolo. Gli incendi ripetuti, inoltre, impoveriscono il terreno, cosa che non consente il ripristino di una vegetazione di tipo arboreo.
Il recupero dopo un incendio dipende da molti fattori. Se l’incendio è stato molto ampio e molto intenso, le uniche possibilità per il bosco sono i semi che già si trovavano nel terreno (se non sono bruciati) o quelli prodotti dalle piante presenti fuori dall’area bruciata.
Il 30% della superficie territoriale del nostro Paese è costituito da boschi, un’immensa ricchezza per l’ambiente e l’economia, per l’equilibrio del territorio, per la conservazione della biodiversità e del paesaggio.
Ogni anno, però, decine di migliaia di ettari di bosco bruciano a causa di incendi di natura dolosa o colposa, legate alla speculazione edilizia, o all’incuria e alla disattenzione dell’uomo. Secondo i dati della Protezione Civile, negli ultimi trent’anni è andato distrutto il 12% del patrimonio forestale nazionale.
Le raccomandazioni della Protezione Civile per evitare incendi dovuti all’incuria o alla disattenzione:
- non gettare mozziconi di sigaretta o fiammiferi ancora accesi, possono incendiare l’erba secca;
- non accendere fuochi nel bosco. Usa solo le aree attrezzate. Non abbandonare mai il fuoco e prima di andare via accertati che sia completamente spento;
- se devi parcheggiare l’auto accertati che la marmitta non sia a contatto con l’erba secca. La marmitta calda potrebbe incendiare facilmente l’erba;
- non abbandonare i rifiuti nei boschi e nelle discariche abusive. Sono un pericoloso combustibile;
- non bruciare, senza le dovute misure di sicurezza, le stoppie, la paglia o altri residui agricoli. In pochi minuti potrebbe sfuggirti il controllo del fuoco.
Per quanto riguarda gli incendi dolosi, purtroppo, non v’è raccomandazione che tenga per chi è privo di coscienza.
Non puoi accendere un fuoco senza una scintilla (Dancing in the dark – Bruce Springsteen)
Serena Piccardi