L’opposizione russa sfida “il Grande Fratello” e la “censura su internet”. Circa mille persone hanno sfilato oggi per le vie del centro di Mosca contro le tante leggi che negli ultimi anni hanno permesso al Cremlino un severo giro di vite sul web: dal pacchetto antiterrorismo “Yarovaya” che obbliga i provider a registrare e conservare per sei mesi tutte le telefonate e i messaggi degli utenti, alla norma che costringe social network e motori di ricerca a custodire in Russia i dati dei cittadini russi, rendendo così estremamente facile per le autorità individuare gli utenti e accedere alle loro informazioni personali. Ma l’opposizione è oggi scesa in piazza anche contro le tante condanne inflitte a persone che si sono permesse di dire la loro sui social media o su video pubblicati online, magari criticando l’annessione della Crimea o l’intervento russo in Siria. Nonché contro due progetti di legge appena approvati dalla Duma e che presto passeranno al vaglio del Senato: uno prevede di bandire l’anonimato nei programmi di messaggistica, l’altro vieta l’uso degli “anonymizer”, programmi che cercano di impedire la tracciabilità dei siti visitati dagli utenti internet.
Il corteo è partito da viale Strastnoy alle 14 di un pomeriggio soleggiato, evento piuttosto raro nella piovosa estate moscovita di quest’anno. Dopo un paio d’ore si è concluso in viale Sakharov sotto lo sguardo severo di un centinaio di agenti. La marcia era autorizzata, ma questo non ha impedito alla polizia di fermare (e poco dopo rilasciare) due persone. Si tratta di un anziano che stringeva in mano un cartello con la scritta “Putin lies” (“Putin mente” in inglese) e di un giovane “beccato” dagli agenti al passaggio dei metal detector con materiale di “propaganda” a favore di Aleksey Navalny.
La manifestazione di oggi non era però organizzata dal blogger anti-Putin che ha trascinato migliaia e migliaia di persone alle proteste anti-corruzione del 26 marzo e del 12 giugno, puntualmente represse con una valanga di arresti. Questa volta dietro la marcia c’erano il partito liberale Parnas e altri cinque movimenti d’opposizione che coprivano tutto l’arco politico, dall’estrema sinistra all’estrema destra. Compreso un pugno di giovani con bandiere nere con la croce celtica e la scritta razzista “White Pride”.
Del resto, non tutti i simpatizzanti della frammentata opposizione russa stanno dalla parte di Navalny. Andrey, 30 anni, avanza tenendo saldamente con entrambe le mani una bandiera rossa col volto di Lenin: «Non credo – spiega – che Navalny riuscirà a candidarsi. Ma in ogni caso non lo voterò: è un nazionalista e non vedo differenze tra lui e Putin. Ci farebbe tornare all’epoca di Eltsin», dice.
«Non sono un fan di Navalny – ci racconta invece Matvey, 27 anni – ma se sarà l’unico ad affrontare Putin, sceglierò lui come il male minore». Per Sofia, che di anni ne ha 21, Navalny è invece «l’unica alternativa allo strapotere di Putin» e «internet è l’unica alternativa alla propaganda del Cremlino in tv». «Per questo – dice – non ho un televisore a casa».
«La Russia senza Putin, internet senza censura», urlavano intanto i dimostranti. Alcuni invece tacevano, con la bocca sigillata dal nastro adesivo in segno di protesta.
fonte: LASTAMPA.it