Tanna // Martin Butler, Bentley Dean

Un viaggio da compiere, quello che ci propongono Martin Butler e Bentley Dean con destinazione Tanna una remota isola dell’ arcipelago Vanuatu nell’oceano Pacifico. Qui assistiamo alla vita semplice e incontaminata della tribù Yakel, una delle più antiche ancora esistenti, che con coraggio e determinazione, non si è piegata ai vizi e deviazioni del mondo moderno.

Fedeli custodi delle loro tradizioni, il film da non considerare come giustamente tengono a precisare gli autori un documentario, narra una storia dai contorni universali, realmente accaduta nel 1987, che segnerà una svolta nella cultura degli abitanti. Wawa e Dain, si amano segretamente, sotto lo sguardo attento di una natura complice e silenziosa, ma il loro amore sembra non avere futuro, visto che la ragazza per tener fede a un patto di non belligeranza, è costretta a sposare un giovane della tribù nemica. Questa imposizione, spingerà i due giovani alla ricerca di un posto, dove poter vivere liberamente la loro storia e l’inevitabile epilogo, seppur crudele, sarà il motore di una rivoluzione culturale senza precedenti.

Definito da molti il Romeo e Giulietta del Pacifico, il film candidato al premio Oscar come miglior film straniero, rappresenta un’esperienza vergine per l’occhio dello spettatore, sia perché le magnifiche immagini, ci parlano di un mondo talmente lontano che è quasi impossibile immaginarselo, sia perché gli interpreti prima di allora non avevano mai visto un film. Questo elemento, che potrebbe apparire secondario, risulta di fondamentale importanza, per poter vivere al meglio una visione cinematografica, totalmente al di fuori degli schemi.

Come dichiarato dai registi durante un’intervista, la popolazione Yakel si è dimostrata profondamente collaborativa nella stesura dello script e nella successiva fase di montaggio per assicurarsi che tutto venisse reso nel miglior modo possibile. La collaborazione è durata sette mesi alternando momenti meravigliosi a situazioni particolarmente difficili.

L’aspetto più affascinante della lavorazione è come accennavamo prima, che gli interpreti hanno scoperto il cinema nella duplice veste di attori e spettatori e questo li accomuna a noi spettatori più “consumati”, che ci troviamo di fronte a un cinema mai sperimentato prima. Perché Tanna è a tutti gli effetti un film, pur raccontando una storia vera, in un contesto reale. Ma non bisogna commettere l’errore di considerare la tribù Yakel, inconsapevole del mondo esterno. L’isola dista solo 30 km dalla principale città e il fatto di continuare a vivere come gli antenati, rappresenta una forte presa di posizione, nonché una libera scelta. Ecco perché Tanna, può considerarsi a tutti gli effetti un film profondamente politico.

Laura Pozzi

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