Il terrore colpisce la Gran Bretagna a due settimane dalle elezioni anticipate dell’8 giugno, tappa fondamentale verso la Brexit. Dopo la strage di questa notte al concerto affollato di teenager alla Manchester Arena, la campagna elettorale è stata sospesa. Lo ha deciso la premier Theresa May che ha parlato di «orrendo attentato terroristico». Al cordoglio espresso dalla May si sono uniti il leader dei liberal-democratici, Tim Farron, e Jeremy Corbyn, il principale rivale della leader conservatrice. «Terribile incidente in Manchester. Il mio pensiero va a tutti coloro che sono stati colpiti e ai nostri magnifici servizi di emergenza», ha scritto il leader laburista su Twitter.
La vittoria di May al voto dell’8 giugno sembra scontata, ma secondo i sondaggi si accorcia la distanza dallo sfidante laburista. A mettere in crisi la premier è la cosiddetta «dementia tax» (tassa sulla demenza senile), che l’ha di fatto costretta a rimangiarsi in parte la riforma sociale sbandierata nel manifesto elettorale appena presentato in vista del voto. Corbyn approfitta del momento di evidente debolezza dell’avversaria per provare a rimettere in discussione almeno la misura di quello che doveva essere un trionfo annunciato per lei e una debacle rovinosa per lui. «Non c’è nulla di forte e stabile nel programma dei Tories – ha alzato la voce il capo dell’opposizione – questo è il caos»: rispedendo così al mittente accuse dello stesso tenore rivolte da mesi contro di lui tanto dalla May quanto dai media di establishment. «I Conservatori non hanno spiegato ai milioni di persone che sono ora nella preoccupazione quale tipo di assistenza pubblica avranno in futuro», ha incalzato nelle ultime ore Corbyn.
Nei giorni scorsi May, parlando in Galles, è apparsa del resto in grande affanno di fronte ai giornalisti che la criticavano per i punti del suo pacchetto sociale che introducono per la prima volta il pagamento dell’assistenza pubblica a domicilio, in particolare per gli anziani: inclusi i più malandati, da cui il termine «dementia tax». «Il programma elettorale non è cambiato», ha affermato più volte lady Theresa, ma in realtà ha dovuto promettere garanzie e limiti (a partire dall’impegno a non costringere a intaccare i risparmi di nessuno sotto le 100.000 sterline) rispetto a quanto già annunciato nel manifesto. Oltre a impegnarsi a una consultazione prima d’attuare la riforma.
Correttivi che potrebbero attenuare le polemiche e gli stessi mugugni in casa Tory, dove peraltro la fiducia appare un po’ meno dilagante dei primi giorni di campagna elettorale. Per ripristinarla la premier è tornata a giocare la carta Brexit e a provare a puntare il dito sul background pacifista e di sinistra radicale di Corbyn, fino a riesumare il `dossier´ Ira e i contatti coi repubblicani nordirlandesi di 30 anni fa. Ma per ora senza fermare la (parziale) rimonta del Labour. Né impedire al leader LibDem, Tim Farron, di sperare che la “dementia tax” possa ancora diventare «la poll tax di Theresa May».
fonte: LASTAMPA.it