Litfiba // 17 Re (1986)

Ben tornati all’ascolto di una nuova puntata della rubrica di storia della musica, La Musica del Venerdì.

Nel 1986 usciva l’album capolavoro “17 Re”, secondo della band fiorentina dei Litfiba

da sinistra: Luca “Ringo De Palma” De Benedictis, Piero Pelù, Antonio “Il Marchese” Aiazzi, Federico “Ghigo” Renzulli e Gianni “Marok” Maroccolo.

Tutti in stato di grazia, De Benedictis alla batteria, Pelù voce e testi, Aiazzi alle tastiere, Renzulli alla chitarra e Maroccolo al basso.

Contrariamente al solito, però, questa volta non sarò io a raccontare il resto della storia; infatti, contattato dalla nostra redazione, Gianni Maroccolo ha gentilmente acconsentito a rispondere ad alcune domande:

L’album 17 Re prodotto quando i Litfiba non erano ancora famosi è sicuramente il migliore della band e nel suo genere il migliore di tutta la discografia italiana. Quali sono le condizioni che hanno portato a un risultato tanto grande quanto poi unico?          

Pura alchimia e stato di grazia a livello compositivo. Erano tempi quelli dove passavamo giorni e notti a suonare, sperimentare, registrare…. appuntavamo spunti e improvvisazioni notturne che rimettevamo poi in circolo durante le prove… e le canzoni aumentavano fino al punto che insieme al nostro produttore di allora, Alberto Pirelli, decidemmo di non interrompere il flusso creativo e di pubblicare un doppio. L’ unica canzone rimasta incompiuta fu appunto, 17RE… un bellissimo testo a cui non riuscimmo a trovare note e arrangiamenti all’ altezza.

Eravate consapevoli durante la realizzazione del disco che stavate creando qualcosa di così valido?

Gli altri non so. Io ero consapevole che stava venendo fuori un disco importante, questo si. Ma è stata la gente a decidere che quel disco avrebbe lasciato un segno indelebile nel tempo.

È possibile che proprio il non essere famosi abbia permesso, in termini di sperimentazione, il raggiungimento di risultati non facili in presenza di pressioni di mercato?

No, questo non lo credo assolutamente. Ovviamente non posso che parlare per me, ma il mio approccio alla musica è sempre stato lo stesso. Il momento creativo non è mai condizionato da niente e da nessuno. Oserei dire che è “puro” da ogni tipo di contaminazione o ragionamento. La sperimentazione fa parte del mio dna e non riesco a prescinderne. Non esistono pressioni. Non esiste il mercato. Non esistono contratti che possano impedirmi di essere sempre me stesso in ogni contesto.

 

Con il primo trascinante brano “Resta”

Con un altro brano leggendario “Re del Silenzio”

con l’inno al rispetto delle idee altrui “Apapaia”

con il punk/rock di “Cane”

la psichedelica “Gira nel mio cerchio”

infine con la romantica “Univers”

 

Signore e Signori

Ecco a Voi

I Litfiba in 17 Re

Buon ascolto e come sempre buon Venerdì

 

Fabrizio Savelli

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