Negli scorsi giorni si sono susseguite una serie di notizie attinenti al tema della sicurezza nel nostro Paese, principalmente riguardanti omicidi compiuti per futili motivi, da una rissa degenerata ad una rapina finita male. Come è consuetudine per i media nostrani il dibattito si è acceso e ciò che normalmente non finisce in prima pagina è stato messo in risalto dai riflettori dell’informazione.
Si è cominciato con l’assassinio del ragazzo di Alatri che per una discussione avuta in discoteca con alcuni suoi coetanei è stato massacrato dal branco e in particolare da due fratelli, italianissimi, che sembravano essere già dediti a tali pratiche oltre che noti alle forze dell’ordine. C’è da notare che in un primo momento si era parlato di un massacro compiuto da un gruppo di albanesi e di come per l’ennesima volta la notizia si sia diffusa sui social network per colpa dei soliti siti web di dubbia informazione confezionatori di bufale.
Qui vorrei aprire una piccola parentesi, un invito a tutti i nostri amici lettori. Quando una notizia viene sbattuta in modo così repentino e lapidario, a distanza di poche ore da un evento, cercate sempre di trovare delle fonti sicure prima di ricondividere e contribuire alla disinformazione (a riguardo, per approfondire questo argomento rimando all’interessantissimo articolo della nostra Serena Piccardi nella rubrica di scienze). In attesa che Mark Zuckerberg e Google affinino i loto metodi per scoraggiare le fake news online, il consiglio è di accertarsi su più siti della fondatezza di una notizia. Il nostro blog ad esempio, non costituendo mezzo stampa in quanto non iscritto ad un tribunale e non redatto da giornalisti professionisti (non è la nostra mission) ricondivide le notizie del giorno da LASTAMPA.it, quotidiano che permette il riutilizzo dei propri contenuti con licenza “creative commons” e quindi in modo del tutto legale, oltre che affidabile.
Tornando all’argomento, se andiamo a vedere i dati dell’Istat, altro strumento sicuro con cui accertarsi dei fatti, notiamo che in realtà i reati nel nostro Paese sono in calo dagli ultimi anni a questa parte. Furti e rapine sono in diminuzione ovunque, da Milano a Roma, da Torino a Napoli. A livello nazionale le rapine nelle attività commerciali sono diminuite del 13,6%, da 6176 a 5337. Se vogliamo confrontarci anche con un’altra fonte, l’ultimo “rapporto intersettoriale sulla criminalità predatoria” elaborato dall’Ossif, il centro di ricerca dell’Abi (Associazione bancaria italiana), ha preso in considerazione tutte le rapine compiute nel 2015 in banche, uffici postali, tabaccherie, farmacie, esercizi commerciali, locali, esercizi pubblici, imprese della grande distribuzione e distributori di carburanti ed è emerso che le denunce in Italia sono state 34.957, con un calo del 10,9% rispetto al 2014 e del 20,1% rispetto al 2013.
In pratica il rischio di essere vittima di una rapina è diminuito drasticamente, nel corso di un solo anno. In un Paese normale questa sarebbe la notizia. Le analisi si soffermerebbero sui motivi per cui ciò è potuto accadere e non si assisterebbe a chi, in aria di campagna elettorale, propone di far diventare la difesa sempre legittima o facilitare la diffusione delle armi da fuoco tra i cittadini, così come rivendicato da Lega Nord e Fratelli d’Italia. È come se, per fare una metafora, per combattere il riscaldamento globale dovessimo comprare più climatizzatori. Il dato che sarebbe invece interessante analizzare è perché meno di un rapinatore su due, il 41%, viene identificato e arrestato dalle forze dell’ordine. Quali strumenti sarebbe necessario adottare o potenziare che non siano la giustizia privata in stile far west?
In realtà, sempre per rimanere ai fatti di cronaca degli ultimi giorni e al dibattito politico che ne è seguito, le vere emergenze nel nostro Paese sono altre. Per fare un esempio, i reati contro le donne nella tendenza degli ultimi anni restano elevati e dalle dinamiche sempre nuove, ma non sono compiuti da criminali o peggio ancora immigrati. Si scopre che le violenze subìte avvengono principalmente dentro le mura domestiche, quindi in famiglia, e sono quindi inflitte dalle persone che hanno più vicino e che gli dichiarano più amore. Per non parlare, rimanendo in tema di emergenze, dell’aumento delle persone considerate povere nel nostro Paese negli ultimi dieci anni, alle quali soltanto adesso si sta dando qualche timida risposta come il reddito di inclusione.
Viene da chiedersi cosa farebbero le parti politiche che da sempre hanno più fatto leva sulle paure dei cittadini con temi quali la sicurezza, l’immigrazione, il diverso, se un giorno questi problemi venissero realmente risolti e quali argomenti adotterebbero per ottenere consensi. Viene il dubbio che proprio chi si fa paladino di queste battaglie abbia tutto l’interesse affinché permangano e non vengano risolte. Le esperienze di governo degli stessi che ora gridano dall’opposizione e hanno potuto durante i propri anni di esecutivo fare qualcosa sono la dimostrazione di questo paradosso.
Filippo Piccini