Gli anni ’80 sono il decennio degli eccessi stravaganti, causati da un maggior bisogno di libertà e di gratificazioni narcisistiche, gli abiti si fanno più appariscenti, i colori dei tessuti, degli accessori e il trucco più vivaci. La voglia di farsi notare delinea una moda caotica, si abbinano indumenti dalla foggia più sportiva; leggings, fuseaux, fasce colorate per capelli, scaldamuscoli, ad altri più eleganti, blazer, gilet, maxi pellicce. Sono gli anni in cui trionfano i primi effetti speciali al cinema e la grafica computerizzata fa il suo ingresso nel mondo della TV ed è il decennio in cui cominciano a diffondersi i primi personal computer. A trionfare è la regina della pop music Madonna accanto alla quale convivono generi come il Synthpop e la New Wave ed è il decennio delle provocazioni sessuali e dello spirito post femminista. Le donne infatti, favorite anche dalle mutate situazioni politiche-economiche, dai progressi tecnologici, dalla liberalizzazione dei costumi trasformarono le loro aspirazioni in opportunità, carriera e ricerca di successo, spesso come la cantante Madonna senza alcun freno inibitorio.
Andando per gradi…
Punk
Verso la fine degli anni ’70 si delinea quella che sarà definita corrente Punk. Il punk è un termine inglese che significa “di scarsa qualità, da due soldi”, nato per identificare un movimento rivoluzionario giovanile emerso nel Regno Unito e negli U.S.A. a metà degli anni settanta. Il termine nacque per definire un particolare genere di musica rock, rozzo, rumoroso, fatto di suoni sperimentali, sviluppatosi grazie a gruppi come i The Stooges, Ramones, Sex Pistols, Dead Boys, The Damned o Clash e portato avanti negli anni a venire con le relative evoluzioni fino ad oggi. La storia molto complessa del movimento punk ha influenzato numerose forme d’arte e aspetti culturali in genere, dalla musica alla letteratura, dalle arti visive fino ad influenzare la moda. Uno dei gruppi musicali di quell’epoca che certamente influenzò il fashion system fu il gruppo dei Sex Pistols, band che scandalizzò l’Inghilterra e il mondo cambiando radicalmente l’immagine del punk. Se prima il genere rappresentava semplicemente una musica più grezza e leggermente provocatoria, dopo il loro passaggio divenne sinonimo di nichilismo, teppismo, caos e disordine.
Malcolm McLaren manager dei Sex Pistols iniziò in quegli anni una relazione con la giovane stilista Vivienne Westwood, la coppia contribuì a creare e poi a definire lo stile punk, riassumibile in “When in doubt, overdress”, che si potrebbe tradurre con “Nel dubbio, meglio esagerare”. Esagerare, sconvolgere erano le parole chiave sulle quali si crearono le collezioni che evocavano un immaginario di banditi, dandy e bucanieri, di donne vittoriane dagli abiti spesso strappati, con decori di catene, abbinati a capi di pelle, spille da motociclisti e a cinghie per feticisti.
Lo sviluppo delle creazioni stravaganti, provocatorie della stilista trovarono terreno fertile facendola divenire in pochi anni una delle maggiori stiliste di grido dell’epoca e ancora oggi destano scalpore. I capi traevano ispirazione non solo dalla moda di strada e dal mondo giovanile, ma anche dalla tradizione e storia del costume del XVII e XVIII secolo.
La sua ricerca negli anni portata avanti con grande passione, ha esplorato tutte le epoche ed è stata la prima stilista contemporanea a riproporre con determinazione, modernizzandoli, elementi di sartoria ormai abbandonati da tempo. La sua ispirazione trasse forza da varie influenze che le derivavano dall’amore per la storia, dalla pittura, dall’impegno sociale e politico ed è grazie al suo lavoro anticonformista che è stata insignita dalla Regina Elisabetta come Dama dell’ordine dell’Impero Britannico.

Collezione “Pirate-1981”, prima collezione sulle passerelle di Vivienne Westwood
Madonna
Madonna nome completo Madonna Louise Veronica Ciccone (nata a Bay City, 16 agosto 1958), negli anni ’80 divenne un’icona, ma la sua capacità di trasformarsi l’ha resa una diva capace di destare l’attenzione e le critiche positive sino ad oggi attirando al suo cospetto tante generazioni. Con i suoi comportamenti trasgressivi portati agli estremi, e i suoi videoclip iconici, Madonna è stata definita The queen of pop (la “regina del pop”) e secondo il Guinness dei primati è ritenuta l’artista femminile ad aver venduto di più nella storia della musica.
Il look in quegli anni:
Capelli lunghi e arricciati, permanentati o fatti a frisè (rigorosamente gonfi), giubbotti ampli e oversize, scarpe da ginnastica, ma anche le jelly shoes, o scarpe in pvc e nei materiali più insoliti, occhiali da sole di diversi stili: dai classici Rayban a quelli a specchio aviatore e wayfarer o i modelli ipercolorati. Molto usati e apprezzati i giubbotti di pelle nera borchiati, gli orecchini colorati e grandi, guanti di pelle, di lana, di pizzo con le dita tagliate, lunghe collane di perle con simboli religiosi come le croci, utilizzati per mettere in vista un look che non aveva nulla anche vedere con il fare da brava ragazza dalle buone maniere, ma assolutamente da bad girl.
I capelli (rigorosamente gonfi), erano spesso coperti da cappelli stravaganti ampi a falda larga, o piccoli e in stile militare. Per il trucco, importantissimo, si prediligevano nuance strong con rossetti rosso scuro o rosa shocking, ombretti dai colori audaci e un’attenzione particolare si dedicava al fard e per le lunghe ciglia si utilizzavano anche mascara colorati.
Il prêt à porter e il made in Italy
Un altro aspetto molto importante delle tendenze anni ’80 è costituito dall’espandersi del prêt à porter. Se all’inizio degli anni ’80 si vide emergere una moda subculturale, dall’altra le migliori condizioni economiche degli anni successivi permisero alla moda del prêt à porter di espandersi a macchia d’olio.
Il mondo del fashion contemporaneo, specie quello straniero, non ha mai guardato con affetto e nostalgia ai patinati anni 80, periodo di eccessi di ogni genere e per questo decade scivolata nel trash, nonostante ciò, in Italia gli anni 80 significarono, anche grazie ad un economia nazionale più solida, lo sviluppo del cosiddetto Made in Italy, che rivolgeva un attenzione particolare ai capi di lusso e al capo ben fatto.
Questo è infatti il periodo in cui Milano diviene la capitale della moda ed è attraverso le Fashion Week Milanese che diventano celebri alcuni stilisti Italiani del calibro di Giorgio Armani e Gianni Versace. Grazie soprattutto a questi due geni che il prêt à porter italiano diviene la firma del lusso per eccellenza in tutto il mondo. Sono tanti comunque i nomi di coloro che in fatto di prêt à porter renderanno l’Italia il primo distretto al mondo in fatto di stile, alcuni nomi furono ad esempio: Moschino, con collezioni ricche di particolari pop, divertenti, irriverenti e sempre in bilico col gioco o Gianfranco Ferré che seppe fare di un sapiente gioco di geometrie, maniche e colli importanti, una moda estremamente femminile.

L’orgoglio italiano (solo alcuni dei tanti stilisti italiani che hanno fatto storia : Gianni Versace, Valentino Garavani, Giorgio Armani, Gianfranco Ferré.
Il focus point del made in Italy era attingere alle tradizioni sartoriali, alle nostre conoscenze e stile e se all’estero imperversava una moda nata dal caos, dal volor mischiare insieme vecchio e nuovo e decontestualizzare, in Italia si puntava su una linea pulita, scolpita come una scultura sul corpo attraverso l’ultilizzo di tessuti di altissima qualità.
Il concetto di Unisex e l’androgino: In questi anni si assistette ad un’evoluzione del movimento femminista, determinando un cambiamento che portò le donne a percorrere strade diverse, non solo quella del matrimonio e della maternità, l’approvazione di leggi riguardo il divorzio, aborto, parità dei sessi sul lavoro, infatti, modificarono la realtà sociale mettendo sullo stesso piano sia le donne con gli uomini. Ecco quindi la moda rispondere con tailleur, giacche che misero in evidenza le spalle e pantaloni, capi in apparenza rubati dal guardaroba maschile, ma che lasciavano intravedere la silhouette creando un mix androgino esplosivo e accattivante.
Armani infatti, partendo dalla destrutturazione della giacca maschile ne rivoluzionò il design: furono eliminati i supporti interni, le imbottiture e controfodere e furono modificate le proporzioni tradizionali e nacquero così le giacche destrutturate, emblema assoluto del suo stile. La sua dialettica ispirandosi al cinema in bianco e nero e alle atmosfere dell’America degli anni venti e trenta, diede il via a tagli nitidi e puliti e toni di colori-non colore come il beige, il grigio o il famoso greige, una nuova tonalità tra il grigio e il sabbia terroso o il blu-Armani toni che ben si adattarono a donne che non volevano puntare su una sensualità sfacciata, ma sobria ed elegante.
…Sono i tempi delle donne in carriera, pronte ad andare alla conquista del mondo e ad esaudire i loro desideri.
Una donna in carriera (Working Girl) è un film commedia di Mike Nichols del 1988 con protagonista Melanie Griffith narra di una segretaria trentenne ambiziosa di sfondare nel mondo dell’alta finanza e non disposta ad accettare le regole classiste del settore; ingannata dalla propria capoufficio, realizza un piano ambizioso per trovare il proprio riscatto.
Eleonora Riccio