CHARLIE HEBDO, SFOTTÒ CON SATIRA

Nelle scorse  settimane il giornale satirico francese Charlie Hebdo è uscito con una vignetta che ironizzava sui morti del terremoto di Amatrice, “Sisma all’italiana“, illustrando tre tipi differenti di “piatti”: un ferito sanguinante come penne al sugo, una donna sporca di polvere come penne gratinate e infine le macerie miste ai corpi delle vittime come lasagne. Sono scoppiate subito le polemiche a pochi giorni dal cataclisma e con i soccorritori che ancora stavano scavando in cerca di possibili superstiti.

Sbollito lo shock e l’indignazione iniziale, nella giornata di ieri il sindaco di Amatrice ha annunciato che querelerà per diffamazione aggravata la rivista francese in quanto ciò che è stato raffigurato è “un macabro, insensato e inconcepibile vilipendio delle vittime di un evento naturale”.

Ora, non scendiamo nei termini legali della questione, dato che il reato contestato è “l’offesa all’altrui reputazione”, ossia “l’opinione sociale dell’onore di una persona, la stima diffusa nell’ambiente sociale, insomma: ciò che gli altri pensano di una persona”, elemento non presente nella prima vignetta (quella con le lasagne) dove si è fatto principalmente dello sfottò, ma forse configurabile nella seconda (quella della mafia) dove invece c’è una critica nel merito della questione come espressione di un punto di vista della satira. Bisognerebbe comunque chiedersi quale sia stato lo scopo della vignetta e che senso avrebbe chiedere dei danni a livello giuridico per un’offesa di questo tipo.

Oltre alla difesa aprioristica della libertà di espressione, di cui molto si è parlato e per la quale molto ci si è spesi a favore quando i giornalisti del suddetto giornale furono trucidati nel gennaio dello scorso anno dai terroristi dell’Isis con l’accusa di aver umiliato il profeta Maometto, bisogna rendersi conto che tutta questa polemica è servita sicuramente ad amplificare i riflettori sulla tragedia avvenuta nel centro Italia nelle scorse settimane, sottostando ad una regola aurea della comunicazione, ovvero “nel bene o nel male purché se ne parli”.

La vignetta offensiva e di cattivo gusto in sé ha permesso di solidarizzare in qualche modo con le vittime del terremoto e di concentrare l’attenzione di tutto il mondo su quanto avvenuto in queste piccole realtà nostrane. Se la si osserva attentamente, non vuole essere comica, piuttosto risulta molto triste ed è forse questa la prima chiave di lettura da darle.

L’aspetto dissacrante serva invece agli italiani per non pensarsi esclusivamente al centro del mondo. Se vignette così forti sono state fatte anche dagli stessi autori di Charlie Hebdo, dotati di molta autoironia (nell’immagine di copertina di questo articolo la vignetta di Coco sopravvissuta agli attentati dell’Isis) o per altre situazioni come quella sul terremoto di Haiti o sugli attentati di Bruxelles, può toccare anche ai nostri connazionali e la reazione dovrebbe essere accompagnata da molta meno indignazione.

D’altronde, come spesso succede, nel momento in cui ci si arrabbia vuole dire che un qualche fondo di verità c’è. Se nella prima vignetta dei piatti culinari non si è trattato di una denuncia, ma solo di colore, nella seconda si è sottolineato come la gestione delle infrastrutture in Italia sia condizionata dalle organizzazioni mafiose. Non possiamo che prenderne atto e farci un esame di coscienza, invece di recriminare illudendoci che le vittime siano dipese dal terremoto in sé e non dalle costruzioni fatte in malo modo.

Nota è la storia degli edifici del costruttore-eroe del paese che hanno resistito al sisma. Parliamo di costruzioni erette anche negli anni ’60 e ’70 che non seguivano nessuna sofisticatissima tecnica ingegneristica antisismica, ma che, semplicemente, sono state edificate in modo solido utilizzando materiale di buona qualità in quantità. A me personalmente fa più rabbia pensare che le costruzioni che sono crollate (sia quelle antiche che erano state rese a norma, che quelle moderne ristrutturate da poco, come addirittura la scuola) si siano trasformate in tombe per degli avidi calcoli di risparmio da parte di chi doveva occuparsi di costruirle. Per cui ben venga Charlie Hebdo che ci fa aprire gli occhi, anche se in modo crudo, alla loro maniera, sui veri responsabili della tragedia.

Filippo Piccini

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