Avrei preferito scrivere di tutt’altro in questo assolato giovedì d’agosto, ma il terremoto che ha scosso il centro Italia nella notte di ieri porta con sé una serie di questioni scientifiche e umanitarie che meritano di essere trattate tempestivamente.
Come tutti saprete, ieri, mercoledì 24 agosto, alle 3:36 del mattino si è verificato un terremoto di magnitudo 6 della scala Richter con epicentro nei pressi di Amatrice e Accumoli, due paesi della provincia di Rieti. La profondità dell’ipocentro è stimata sui 4 km, molto superficiale.
Nelle ore seguenti sono seguite altre scosse piuttosto intense (magnitudo 5.4 e 5.1) più a nord, a 5km da Norcia, in provincia di Perugia, cui ha fatto seguito uno sciame di scosse di minore rilievo in tutta la zona a cavallo dell’Appennino fra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche. Le repliche sono collocate sempre entro i 10 km di profondità. La sequenza sismica è stata fittissima di eventi disseminati per molte ore dopo la scossa principale.
Stamattina alle 5:17 la terra ad Accumoli ha tremato di nuovo, ravvivando la paura negli abitanti che attualmente si trovano nelle sistemazioni di emergenza e poi di nuovo alle 14:36 ad Amatrice. Alle 8:00 di stamane le repliche registrate erano più di 470.
Per i sismologi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia l’andamento della situazione e’ imprevedibile.
La scossa delle 3.36 è stata percepita in un territorio vastissimo che va da Ravenna a Napoli. Il sisma si è fatto sentire, in modo lieve, anche sul Gran Sasso, causando un piccolo crollo sulla parete est del Corno Piccolo, a 2.433 metri d’altitudine.

Fonte: INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – maggiori info su Centro Nazionale Terremoti
Accenni della tettonica delle placche e delle meccaniche alla base dei sismi li abbiamo condivisi in occasione del devastante terremoto occorso in Nepal l’anno scorso. In quel caso abbiamo assistito al superamento della soglia di resistenza della faglia in una zona di confine fra due zolle continentali convergenti, una zona di confine che può restare ferma per parecchio tempo mentre si accumulano le deformazioni che portano al sisma.
In questo caso, invece, le cause sono da ricercarsi nel processo di stiramento, da ovest a est, dell’Appennino. Si tratta di un fenomeno di vera e propria distensione, misurabile in alcuni mm per anno (che non è affatto poco), del territorio italiano. In parole povere l’Adriatico si allontana muovendosi verso nord-est mentre la zona tirrenica verso ovest.
Le tensioni si accumulano nella zona centrale, proprio quella in cui avvengono la maggior parte dei terremoti italiani.
Il sisma di ieri ha interessato il territorio che si trova ai piedi dei Monti della Laga, che si sviluppano per oltre 24 km tra gli altopiani di Amatrice e di Campotosto, in provincia dell’Aquila. Inseriti geograficamente tra la catena dei monti Sibillini a nord ed il massiccio del Gran Sasso a sud, rispetto a molte altre zone della catena appenninica che sono di natura prettamente carbonatica, sono caratterizzati da una geologia derivante da antichissime frane sottomarine e costituiti, perciò, da marne ed arenaria.
Poco meno di 2 milioni di anni fa, la regione del Gran Sasso e dei Monti della Laga cominciò ad essere sottoposta ad un’intesa tettonica distensiva associata al sollevamento che generò, lungo sistemi di faglie dirette, vaste depressioni tettoniche fra cui quella di Campotosto-Amatrice e quella di Campo Imperatore. Quella conosciuta anche come faglia del Monte Gorzano o di Campotosto-Amatrice è, dunque, una faglia diretta, lunga circa 30 km.
Gli eventi tettonici e climatici che interessarono l’Appennino tra la fine del Pliocene e il Pleistocene, e la natura litologica del substrato hanno, quindi, determinato l’attuale configurazione geomorfologica della catena.
Le informazioni tecniche sul sisma del reatino possono essere consultate sul sito dell’INGV e sul relativo blog.

Localizzazione geografica delle faglie nella zona dei Monti della Laga
Il tipo di movimento indica una faglia simile a quella all’origine dei terremoti più recenti e vicini, ossia quello de L’Aquila del 2006 e quello di Colfiorito del 1997. Ma la storia sismica documentata della regione è molto più vecchia, inizia sul finire del ‘600 e comprende un terribile terremoto che fece oltre 6000 vittime nel 1703.
Se non si può prevedere quando la terra tremerà, si può dire che in certe zone prima o poi lo farà.
Quello che fa rabbia è che al massimo la messa in sicurezza rincorre gli eventi catastrofici ma non li precede. Già perché, come sottolinea Massimo Cocco dell’INGV, si tratta di un normale evento tipico della sismicità italiana e delle zone appenniniche ed il problema sta nella vulnerabilità degli edifici costruiti dall’uomo. Anche il noto geologo Mario Tozzi sottolinea come “In Giappone e in California con una scossa simile a quella di Amatrice ci si spaventa ma non crolla nulla” e chiede che venga fatta quanto prima “una manutenzione antisismica di tutti gli edifici pubblici e privati”.
In un paese a rischio sismico come il nostro certe raccomandazioni dovremmo conoscerle a menadito sin dall’infanzia ma, consapevole del fatto che la realtà è ben diversa, sul sito della CRI trovate le regole da seguire in caso di terremoto.

Fonte: INGV – La pericolosità sismica del territorio nazionale (Ordinanza PCM n. 3519/2006, http//zonesismiche.mi.ingv.it/)
I soccorsi sono stati efficienti ma purtroppo le perdite sono ingenti, soprattutto nei comuni di Amatrice, Accumuli, Arquata del Tronto e Pescara del Tronto. Interi paesi rasi al suolo, centinaia di vittime e migliaia di persone senza casa sono le gravi conseguenze del tragico evento.
La solidarietà, come sempre, si è messa in modo nei modi più disparati, dai numerosi volontari ai donatori di sangue, dalle offerte di posti letto alle raccolte di vestiti e beni di prima necessità. Comprese iniziative molto particolari.
Il 27 agosto e 28 si sarebbe tenuta la 50esima edizione della sagra dei famosissimi spaghetti all’amatriciana, motivo per cui il paese di Amatrice è conosciuto dai buongustai di tutto il mondo. Per questa ragione turisti e appassionati di gastronomia, provenienti da tutta Italia ma anche dall’estero, si trovavano nella zona, per godere di cotanta bontà.
Per onorare la festa del tradizionale piatto la solidarietà arriva anche in tavola, con l’iniziativa AMATRICIANA lanciata ieri sui social per cui, per ogni piatto di amatriciana consumato presso i ristoratori aderenti, 2 euro verranno donati per fronteggiare l’emergenza.
Ai terremoti non v’è rimedio alcuno. Se il cielo ci minaccia con le folgori, pure si trova scampo nelle caverne. Ma contro i terremoti non vale la fuga, non giovano nascondigli.
(Francesco Petrarca)
Serena Piccardi