Siamo in pieno periodo di vacanze e molti di noi si preparano alla partenza. C’è una cosa che accomuna le valigie sia di chi va a rilassarsi al mare o in montagna che di chi parte alla scoperta di remoti angoli del pianeta: il libro.
Già perché un libro ci accompagna negli assolati pomeriggi sotto l’ombrellone come nei lunghi viaggi in aereo, nelle fredde sale d’attesa e mentre ci si rinfresca all’ombra di un albero. Non solo, un libro ci accompagna nella costruzione della teoria della mente, ossia la capacità di intuire o comprendere gli stati mentali propri e altrui.
Si tratta dell’utilissima capacità umana (che a volte ci sembra difettare nei nostri interlocutori… ) di capire e riflettere sul proprio e l’altrui stato mentale e sulle proprie ed altrui percezioni. Tale abilità ci consente, in molti casi, di essere in grado di prevedere il comportamento del nostro prossimo. Solitamente si acquisisce in età precoce, intorno ai 3-4 anni, e avanza verso elaborazioni più complesse fino all’età adulta, durante la quale la maggior parte di noi ne fa uso nella vita di tutti i giorni senza, peraltro, accorgersene.
Se ci pensate, è un concetto che va a braccetto con quello dell’empatia. Mentre questa riguarda sia aspetti affettivi (la condivisione di aspetti emotivi e la condivisione di emozioni) che aspetti cognitivi (la comprensione intellettuale di esperienze emotive degli altri), sono proprio questi ultimi ad essere strettamente correlati al concetto di teoria della mente.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=t-asXorVstM&w=560&h=315]
Diversi studi compiuti tramite questionari e procedure comportamentali indicano che le capacità empatiche continuino a migliorare dopo l’infanzia.
Uno dei modi in cui riusciamo a sviluppare ulteriormente tali capacità è proprio la lettura.
Uno studio pubblicato qualche anno fa su Science ha presentato i risultati di una ricerca che ha esaminato gli effetti della lettura di diversi generi letterari sulla teoria della mente (ToM) dei partecipanti ai test. David Comer Kidd ed Emanuele Castano della New School for Social Research hanno messo a confronto categorie di letture che potremmo schematizzare così:
- letteratura di qualità (romanzi con elevato valore artistico)
- narrativa di genere di tipo “best-seller” (gialli, rosa, fantascienza)
- letture non-fiction (saggi, ricostruzioni)
- nessuna lettura
Dai confronti è emerso che chi aveva ricevuto il compito di leggere i romanzi della prima categoria otteneva, in media, risultati migliori durante le misurazioni dell’empatia rispetto a chi aveva letto libri della altre due categorie o chi non aveva letto affatto. Si ritiene che sia stato il diverso coinvolgimento intellettivo e il pensiero creativo richiesti dalle diverse categorie a fare la differenza.
Probabilmente è importante il diverso spessore dei personaggi letterari, più profondi e verosimili nei romanzi di qualità, che aiuta il lettore ad entrare in sintonia con la vicenda e con le emozioni che mira a suscitare. Infatti, le ricerche di Vertkamp e Bal, due psicologi olandesi, confermano che leggere aiuta a sviluppare l’empatia, a patto, però, che il lettore trovi la storia coinvolgente e vi si immerga emotivamente.
In base a quel che abbiamo visto, il romanzo ideale per il nostro scopo racconta una storia in modo imprevedibile, obbliga il lettore ad usare l’immaginazione e a dare un senso al comportamento dei personaggi. Deve essere un romanzo che spinga chi lo legge a interrogarsi sugli stati mentali interiori dei personaggi, a fantasticare su cosa avrebbe fatto al loro posto, ad essere quasi creativi.
Di recente, Keith Oatley dell’Università di Toronto, ha preso in rassegna gli studi del settore che relazionano il racconto con la ToM e ha confermato l’importanza della narrativa intesa come fiction, finzione. Anche la narrazione teatrale e cinematografica, infatti, concorrono, sebbene in misura minore rispetto alla carta stampata, allo sviluppo della teoria della mente. La maggiore efficacia della lettura probabilmente è legata al maggiore impegno che richiede alla nostra capacità immaginativa.
Riflettendo sul ruolo delle storie e dei racconti nelle società umane dagli albori della comunicazione ad oggi, Oatley osserva come la finzione narrativa può aumentare la nostra esperienza sociale e aiutarci a comprenderla. Aggiungerei che non solo i grandi romanzi d’autore ma anche la narrativa d’intrattenimento può essere d’aiuto a questo scopo.
Si può desumere che i benefici della lettura coinvolgano non solo l’attore dell’azione ma anche quelli che lo circondano, quelli, cioè, in grado di trarre giovamento dalle maggiori capacità empatiche del lettore. Anche per questo motivo è un peccato che l’Italia non sia un paese di divoratori di libri. Almeno così dicono i dati ISTAT, fra i quali spicca l’inquietante dato del 9,1% delle famiglie che non ha alcun libro in casa, neanche il classico “livellatore di tavoli”.
In vista della pausa estiva vorrei lasciarvi con qualche consiglio di lettura, ovviamente scientifica!
Dal momento che non amo fare liste, ne ho trovate di interessanti già belle e pronte come quella di Pikaia.eu, un portale ad argomento evolutivo che raccomando a tutti gli appassionati e quella di Oggiscienza del 2015, entrambe riportano titoli che avrei scelto anche io. Aggiungerei La straordinaria avventura di una vita che nasce di Piero e Alberto Angela, per le future mamme, La Fisica dei supereroi di James Kakalios per i più giovani e Flatlandia di Abbott per chi non ha molto tempo.
Con la lettura ci si abitua a guardare il mondo con cento occhi, anziché con due soli, e a sentire nella propria testa cento pensieri diversi, anziché uno solo. Si diventa consapevoli di se stessi e degli altri. Gli uomini senza la lettura non conoscono che una piccolissima parte delle cose che potrebbero conoscere. La lettura può dare cento, mille vite diverse ed una sapienza ed un dominio sulle cose del mondo che appartengono solo agli dei. (Sebastiano Vassalli)
Serena Piccardi