È sempre difficile fare dei commenti od esprimere delle opinioni quando avvengono delle tragedie collettive. Spesso viene voglia di raccogliersi in silenzio, per rispetto delle vittime, ed evitare polemiche, lasciando alla “fatalità” il compito di sanare ogni dubbio in merito alla possibilità che le cose sarebbero potute andare diversamente per evitare il disastro.
Quanto avvenuto oggi in Puglia con lo scontro tra due treni di pendolari che viaggiavano su binario unico, potrebbe essere uno di quei tanti casi in cui si preferisce tacere e rassegnarsi alla sorte, piuttosto che cercare di capire ed approfondire la questione.
Nell’informarsi ed andare a scovare il motivo per cui una tragedia del genere possa accadere si scopre però che in Puglia ci sono 531 chilometri a binario unico e 297 a doppio binario. Il ripetitore di segnale, che blocca automaticamente il treno in caso di errore umano, è attivo solo su 170 km di rete. Sul binario unico dove è avvenuto l’incidente non c’è automazione, ma è previsto un sistema a chiamata tra le stazioni, il cosiddetto “blocco telefonico“. Le stazioni e i capistazione devono quindi avvisare dell’arrivo dei treni e trasmettere le informazioni ai macchinisti.
Ora, quanto può risultare retorico affermare che si pensa a costruire la TAV, l’alta velocità Torino-Lione, che costerà un’enormità e avrà anche delle ripercussioni ambientali, e non ci si preoccupa quanto meno di “mettere in sicurezza” la rete nazionale percorsa ogni giorno da milioni di pendolari? Potrebbe risultare molto retorico. Ma se ci domandiamo quante altre stragi di questo tipo debbano avvenire prima che si prenda in seria considerazione l’ipotesi di una ristrutturazione dei trasporti nazionali la domanda potrebbe assumere invece un altro valore.
Siamo nel 2016 e viviamo in un Paese che si considera sviluppato e siede tra i primi Grandi 8 del mondo. Immaginare che la vita di tante persone sia appesa ogni giorno al filo (letteralmente) di due capistazione che telefonicamente comunicano quale treno far passare per primo o quale non far passare direi che è piuttosto agghiacciante. Non so se legalmente ci siano i termini per un sorta di class action nei confronti di Ferrotramviaria, che gestisce la tratta in questione, ma dopo aver appreso questa informazione personalmente non credo che metterei a rischio la mia vita o quella delle persone a cui tengo nell’utilizzo di un servizio tanto aleatorio.
Così come annunciato dall’onnipresente premier Renzi, si aprirà un’inchiesta e si accerteranno tutte le responsabilità. Sicuramente. Si capirà molto probabilmente quanto grave sia il motivo per cui uno dei due capistazione (o uno dei due macchinisti) ha sbagliato. Ma se è vero che “errare è umano, perseverare è diabolico” mi auguro che l’impegno concreto sia quello di bloccare immediatamente tutte le linee ferroviarie non in sicurezza, ovvero quelle dove è presente un solo binario privo dello scambiatore automatico. Non credo sia una cosa impossibile, né particolarmente dispendiosa dato che dal sito di Rete Ferroviaria Italiana si apprende che soltanto il 2% dell’intera linea nazionale non è coperto da questo sistema. Una piccola percentuale che, però, oggi è bastata per causare molti morti e feriti.
Altrimenti, se allo shock iniziale seguiranno soltanto dichiarazioni di circostanza, esequie di Stato e servizi televisivi strappalacrime, rimarranno soltanto le parole e le parole si sa, insieme alle storie dietro alle vite umane di oggi, se le porta via il vento.
Filippo Piccini