Il patrimonio dell’umanità a rischio per i cambiamenti climatici

Sentiamo spesso parlare di siti patrimonio dell’umanità indicati dall’UNESCO sparsi in tutto il globo ma forse non tutti sanno che è proprio il nostro paese ad avere sul proprio territorio il maggior numero di località di cui andare fiero secondo le selezioni operate dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.

Spulciando la lista si trovano, infatti, ben 51 luoghi che, in Italia, hanno soddisfatto i criteri di selezione del Comitato della Convenzione sul patrimonio dell’umanità. Tali criteri differenziano i siti di importanza culturale da quelli di importanza naturalistica e la nostra penisola, come potete immaginare, ne vanta di entrambi i tipi e, in alcuni casi, si compenetrano in modo eccezionale (come nel caso del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni).

Lo scopo della convenzione è di proteggere il patrimonio culturale e ambientale inteso come il legame tra il nostro passato, ciò che siamo ora e ciò che passeremo alle generazioni future ed è chiaramente improntata sull’universalità di tale messaggio perché ogni sito incluso nella lista dev’essere considerato patrimonio di tutta l’umanità, indipendentemente dal paese di appartenenza.

Mappa dei siti patrimonio dell'umanità

Mappa dei siti patrimonio dell’umanità; più scure le zone che ne contengono in numero maggiore.

Nonostante la maggiore attenzione che comporta lo status di patrimonio dell’UNESCO e la conseguente salvaguardia a livello internazionale, esistono dei fattori che sono molto difficili da contenere. Non sto parlando dei vandali che hanno sfregiato la Barcaccia a piazza di Spagna l’anno scorso (l’intero centro storico di Roma fa parte della famosa lista), bensì di circostanze molto più difficili da arginare. Giustamente, penserete voi, non si riesce ad evitare scempi del genere, figuriamoci a scongiurare eventi di impatto maggiore. Proprio per questo è opportuno creare attenzione in modo preventivo.

In ogni caso, esiste una Danger List che contiene proprio l’elenco dei siti a rischio. I motivi del pericolo possono essere di vario genere, dalle guerre al bracconaggio o disastri naturali, dall’inquinamento ai terremoti.

L’ultimo rapporto a cura dell’UNESCO, dell’UNEP (United Nations Environment Programme) e UCS (Union of Concerned Scientists) si concentra sul pericolo rappresentato dai cambiamenti climatici. L’intento è quello di attirare l’attenzione su come fenomeni meteorologici estremi, acidificazione degli oceani, desertificazione ma anche perdita di biodiversità e fusione dei ghiacciai con conseguente innalzamento del livello delle acque, possano effettivamente mettere a repentaglio alcune località il cui valore, oltreché culturale e/o naturalistico, è anche economico. La denominazione patrimonio dell’umanità non è solo un vanto, significa turismo.

Ma che genere di turismo? Il rapporto non vuole certo incentivare quel turismo di massa selvaggio (spesso del tutto inconsapevole) che porta sì denaro nell’immediato ma deturpa i beni culturali o violenta il paesaggio in modo irrimediabile. Si parla di gestione consapevole del turismo, del tipo che andrebbe adottato in ogni parte del globo ma che diventa di fondamentale importanza se l’oggetto del viaggio è un patrimonio internazionalmente riconosciuto.

Nel preambolo del rapporto viene ribadita l’importanza del mantenimento degli impegni presi con l’accordo sul clima di Parigi di cui, a suo tempo, abbiamo parlato in questa rubrica. Nella parte centrale del documento vengono presentati i casi di studio che hanno portato a stilare una lista contenente 31 siti sparsi in tutto il mondo da considerare in pericolo a causa dei cambiamenti climatici fra cui compaiono le Galapagos, Venezia, il parco di Yellowstone e Stonehenge.

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Nel caso dell’arcipelago ecuadoriano e della sua ricchezza in biodiversità la minaccia viene dalle variazioni nella corrente associata ad El Niño.

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Per la nostra splendida Venezia è superfluo ricordare il pericolo dell’innalzamento del livello delle acque.

Nel primo parco nazionale del mondo il problema sono gli effetti immediati del riscaldamento, come la riduzione dei flussi delle acque di superficie e l'aumento della durata della stagione degli incendi.

Nel primo parco nazionale del mondo il problema sono gli effetti immediati del riscaldamento, come la riduzione dei flussi delle acque di superficie e l’aumento della durata della stagione degli incendi.

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Per quanto riguarda il monumento neolitico scozzese, l’aggravamento dell’erosione e l’intensificazione delle tempeste rappresentano le maggiori insidie.

Abbiamo citato solo alcuni dei casi di studio di maggiore notorietà, ma la lista non finisce certo qui.

La speranza è di riuscire a salvare questi meravigliosi siti che, nel frattempo, dal punto di vista del viaggiatore, rappresentano un prezioso elenco di luoghi da visitare.

A buon intenditor poche parole!

Che ggran dono de Ddio ch’è la bbellezza! Sopra de li quadrini hai da tenella: pe vvia che la ricchezza nun dà cquella, e cco cquella s’acquista la ricchezza. (Giuseppe Gioacchino Belli)

Serena Piccardi

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