Menti illuminate e capacità visionarie per le meraviglie di Caserta

Veduta della Reggia di Caserta dalla successione delle sue Fontane

Bentornati nella nostra rubrica d’arte. Non scomodiamo sempre Versailles per parlare della meravigliosa creazione della Reggia di Caserta e dei virtuosi progetti che ad essa si legano, l’Acquedotto Carolino e il Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio. Indubbiamente la residenza reale francese ispirò, nell’idea complessiva e nel fasto, la richiesta di un nuovo palazzo reale fatta dal re Carlo III di Borbone (1716-1788), discendente di quel Luigi XIV, il Re Sole, promotore del sito di Versailles quale località adatta ad ospitare la sua reggia, che fosse adeguatamente lontana da una Parigi percepita come pericolosa e sporca.

L’obiettivo di Carlo III invece, era quello di creare una monumentale residenza, capace di competere con le più prestigiose regge europee, che fosse collocata in un punto strategicamente inespugnabile ma dal quale fosse possibile abbracciare con lo sguardo il Golfo di Napoli, capitale del suo regno, verso la quale nutriva grandi progetti di riqualificazione. Questo nuovo palazzo avrebbe compreso, oltre gli appartamenti reali e le maestose sale di rappresentanza, anche stanze per svolgere l’amministrazione del regno.

Per un così ambizioso progetto, il re si avvalse del genio creativo di Luigi Vanvitelli (1700-1773), sua seconda scelta per la verità, giacché in prima istanza aveva pensato a Nicola Salvi, il progettista della tanto ammirata Fontana di Trevi, che declinò l’incarico per gravi motivi di salute. Vanvitelli seppe interpretare perfettamente i requisiti richiesti dal sovrano, presentando nel 1751 un articolato progetto per il palazzo, per il parco annesso e per la sistemazione dell’area urbana circostante. Per soddisfare i nuovi bisogni idrici delle nascenti costruzioni, Vanvitelli diede prova anche della sua competenza come ingegnere idraulico nella creazione di un efficientissimo acquedotto, debitore della lezione degli antichi acquedotti romani.

I lavori, iniziati l’anno successivo e conclusisi nel 1775 (al Vanvitelli, morto due anni prima, successe nella direzione del cantiere il figlio Carlo), non compresero tutte le idee proposte dall’architetto, soprattutto per quanto riguardava il riassetto urbanistico di Caserta, ma comunque restituirono un’opera maestosa, ritenuta, a ragione, la più bella residenza settecentesca in tutta Europa.

Reggia di Caserta, Scalone d'onore

Reggia di Caserta, Scalone d’onore

L’edificio ha una pianta rettangolare, scandita all’interno da due assi ortogonali che creano quattro cortili interni simmetrici. Un vestibolo ottagonale, posto al centro dell’incontro dei due assi, permette l’accesso ai cortili e introduce al monumentale Scalone d’onore, che ospita statue allegoriche e un meraviglioso Ercole a riposo proveniente dalle Terme di Caracalla. L’esterno presenta un’architettura lineare e pulita ma allo stesso tempo imponente, grazie alle eccezionali dimensioni dell’edificio, che si estende in lunghezza per duecentocinquanta metri e si sviluppa su cinque piani; nella facciata principale il basamento, che ospita gli accessi pedonali distinti da quelli ad arconi per le carrozze, è rivestito da un bugnato liscio; la scansione delle numerose finestre inquadrate da paraste e da colonne negli avancorpi leggermente aggettanti si impreziosisce dell’alternanza dei timpani classici con quelli semicircolari. L’asse della galleria fu concepito come il fulcro del rapporto con il territorio: dalla parte dell’ingresso ufficiale il suo ideale prolungamento portava al vialone di venti chilometri che connetteva la Reggia a Napoli, mentre dalla parte del parco proseguiva con la “via d’acqua”, la successione di vasche che si prolunga per circa tre chilometri e che culmina nella spettacolare cascata artificiale, alimentata dall’Acquedotto Carolino.

Panoramica della Reggia e del suo sterminato parco

Panoramica della Reggia e del suo sterminato parco

All’interno della Reggia domina lo sfarzo e l’altissima qualità delle manifatture locali, promosse con gran convinzione dalla famiglia Borbone: tralasciando per una volta i nomi dei pittori e scultori che compirono le decorazioni più ammirate, vorrei puntare l’occhio sulle sete che tappezzavano le pareti provenienti dalla vicina filanda di San Leucio, le porcellane di Capodimonte, esempio di poco precedente a San Leucio di fabbrica annessa a una residenza reale, le numerosissime statue della rinomata tradizione di presepi di cui si fregia Napoli.

Per una visita virtuale della Reggia, scomodo nuovamente il talento esplicativo di Alberto Angela, con il servizio andato in onda su Superquark (perdonate la qualità del filmato!)

La Reggia appartenne alla famiglia Borbone (escludendo il breve periodo della reggenza bonapartiana e murattiana) per poco più di un secolo, dal 1752 al 1860, quando fu scelta come residenza della nuova famiglia regnante, i Savoia. Risulta appartenente al Demanio dello Stato dal 1919. E la sua storia, a livello artistico, non si ferma al periodo neoclassico: qui, dal 1994, è ospitato il lascito di 72 opere del gallerista Lucio Amelio, personaggio di spicco nel mercato dell’arte contemporanea tra gli anni Sessanta e Novanta che, a seguito del drammatico terremoto dell’Irpinia nel 1980, invitò vari artisti a confrontarsi sul tema creando una collezione-mostra, Terrae Motus. I nomi coinvolti sono di grande attrazione, tra tutti Andy Warhol, Mimmo Paladino, Emilio Vedova, Keith Haring.

Il gallerista Lucio Amelio accanto l’opera di Keith Haring per la collezione Terrae Motus

Il gallerista Lucio Amelio accanto l’opera di Keith Haring per la collezione Terrae Motus

Probabilmente l’aspetto che più accosta la Reggia di Caserta allo stile barocco trova il suo interprete nello sterminato parco. In particolare l’ideazione delle fontane con gruppi scultorei aventi come protagonisti famosi classici della mitologia greca e romana. Le più scenografiche sono sicuramente la Fontana di Eolo (per la quale ideazione Vanvitelli si ispirò alle soluzioni presenti a Villa d’Este a Tivoli) e la Fontana di Diana e Atteone, che si arricchisce dell’originale quinta d’acqua formata dalla grande cascata artificiale, che compie un ragguardevole salto di settanta metri.

Reggia di Caserta, Fontana di Diana e Atteone

Reggia di Caserta, Fontana di Diana e Atteone

Il merito di questo spettacolo si deve attribuire all’approvvigionamento idrico garantito dall’Acquedotto Carolino (1753-1770), altra grande opera vanvitelliana, che attingendo l’acqua dalla sorgente del fiume Fizzo sul monte Taburno, la porta lungo un percorso prevalentemente interrato di 38 chilometri, in cui sono presenti 67 “torrini”, che fungono da sfiatatoi per forte pressione dell’acqua e come accessi per le ispezioni. Nel momento in cui l’acquedotto doveva attraversare la valle di Maddaloni e congiungere il monte Longano con il monte Garzano, Vanvitelli concepì i Ponti della Valle, una colossale struttura in tufo che si snoda per oltre mezzo chilometro e si dispone su tre ordini di arcate, memore degli esempi di acquedotti romani in Provenza e a Segovia.

I Ponti della Valle (photo credits: Luca Fantaccione)

I Ponti della Valle (photo credits: Luca Fantaccione)

Da circa un mese i Ponti della Valle sono interessati da un progetto di riqualificazione in cui è stato attivato un nuovo impianto di luci a led per la sua illuminazione notturna. Per godervi lo spettacolo, ecco un filmato:

L’acqua alimentava anche la Real Colonia di San Leucio, posta a breve distanza dalla nuova reggia e sito prediletto del figlio di Carlo III,  Ferdinando IV, che decise, nel 1789 avrebbe ospitato una città interprete degli ideali illuministici, Ferdinandopoli, nella quale, pochi anni prima, era stata impiantata una piccola fabbrica che lavorava la seta. L’ampliamento degli edifici che costituivano il complesso del Belvedere comprese il riassetto della reggia, nella quale, per la prima volta, coesistevano nello stesso palazzo le attività dei regnanti con quelle degli operai:  al piano terra venivano ospitati i macchinari della filanda mentre gli appartamenti reali  erano collocati al primo piano;  la realizzazione di un ospedale e una scuola, la frequentazione della quale era obbligatoria per tutti i bambini dai sei anni e delle abitazioni confortevoli per gli operai, disposte in edifici a schiera. La vita della colonia era regolamentata da una serie di provvedimenti estremamente evoluti per l’epoca, quali la parità di diritti e compensi per gli operai e un sistema meritocratico. Questo sistema virtuoso si dissolse pochi anni dopo, e la filanda venne privatizzata dopo l’unità d’Italia.  Ma le sete di San Leucio sono ancora molto richieste anche da prestigiose committenze internazionali. Per saperne di più vi consiglio questo approfondimento:

http://www.casertamusica.com/rubriche/speciale/San_Leucio/San_Leucio

Se desiderate conoscere meglio la storia della Reggia, vi segnalo un ultimo filmato, della serie “Sette meraviglie” trasmesso su Sky Arte:

Per programmare una visita, vi rimando al sito ufficiale:

http://www.reggiadicaserta.beniculturali.it/index.php/orari-timetable.html

 

Pamela D’Andrea

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