Trent’anni di solitudine: i mammiferi di Chernobyl ringraziano

Trent’anni fa avveniva il più grave incidente che una centrale nucleare abbia mai registrato; il reattore numero 4 della centrale V.I. Lenin esplose in piena notte, rendendo tristemente famosa la cittadina che sorgeva ad una ventina di chilometri di distanza, Černobyl’.

Difetti nella progettazione dell’impianto ed un’errata gestione delle comunicazioni interne, uniti all’impreparazione del personale addetto, fanno parte della catena di cause che hanno portato al disastro dell’86.

L’esplosione liberò una nube di polvere radioattiva che fece brillare il cielo per chilometri. In pochi giorni, le radiazioni si diffusero per migliaia di chilometri in tutta Europa.

L’entità del pericolo, però, non venne immediatamente percepita, come testimonia l’amaro documento lasciato da un filmmaker locale, che riprese la zona ed il reattore pochi giorni dopo l’incidente, del tutto privo, come tutti gli altri, di protezioni adeguate.

I vigili del fuoco di Chernobyl, i liquidatori, quelli che entrarono in contatto con l’enorme quantità di radiazioni sprigionate dal disastro nei giorni immediatamente successivi all’incidente si ammalarono e nella maggior parte dei casi morirono di li a qualche settimana, così come avvenne per l’autore del filmato.

Trentasei ore dopo l’esplosione l’area circostante venne evacuata ed all’interno di un raggio di 30km dal sito venne istituita la zona di alienazione, un’area fortemente contaminata, entro la quale non era consentita alcuna attività, civile o commerciale. Case, negozi, infrastrutture, automezzi, tutto venne abbandonato, in alcuni casi seppellito per limitarne il pericolo radioattivo.

Potete immaginare l’atmosfera di quei luoghi a tanti anni di distanza, casermoni sovietici abbandonati dagli anni ’80, un parco giochi che avrebbe dovuto essere inaugurato nell’86, vetture arrugginite dal sapore ormai così passato. In realtà, se lo desiderate, potete anche “viverla” dal momento che a partire dal 2011 il governo ucraino ha acconsentito ufficialmente alle visite guidate della zona di alienazione.

I turisti non se lo sono fatto dire due volte visto che, fino al momento dell’inizio del conflitto in Ucraina, le agenzie turistiche specializzate affermavano che le prenotazioni erano in crescita.

Le autorità e gli esperti di radiazioni assicurano che non vi è pericolo nel visitare la zona, avendo cura di prendere qualche accorgimento, s’intende. Ovvio che se avete intenzione di raccogliere asparagi selvatici o cacciare cinghiali siete nel posto sbagliato.

Non perché manchi la selvaggina, tutt’altro.

Già, perché dopo l’iniziale impatto distruttivo per la vegetazione (ricordiamo la cosiddetta Foresta Rossa, una pineta irrimediabilmente compromessa dalle radiazioni e perciò mutata in colore e successivamente abbattuta), sembra che i trent’anni senza impatto antropico abbiano giovato alla vegetazione spontanea ma anche alla fauna selvatica locale. Intendiamoci, le popolazioni animali e vegetali hanno sicuramente risentito in modo grave delle radiazioni presenti nell’area, tant’è che gli studi mostrano sensibili cali nelle popolazioni di uccelli, di insetti e di aracnidi. Sembra, però, che i grandi mammiferi, nel tempo, abbiano ripopolato la zona.

Parliamo di caprioli, cervi, cinghiali e soprattutto lupi, tutte specie che normalmente vivevano intorno Chernobyl, le cui popolazioni subirono una drastica diminuzione dopo il disastro. Da quel giorno, però, l’area è diventata, sostanzialmente, off-limits per gli esseri umani. Nella “Riserva Nazionale Radioecologica di Polesia”, infatti, ha accesso soltanto personale autorizzato e scienziati il cui compito è studiare gli effetti di un ambiente contaminato sulla flora e sulla fauna.

I censimenti fatti sulla base dei sorvoli aerei e delle impronte sul terreno pubblicati lo scorso anno avevano anticipato la notizia, sostenendo che popolazioni di animali come cervi e cinghiali erano comparabili in numero a quelle delle riserve incontaminate e, nel caso dei lupi, anche superiori.

e9hyHkaRFZdDV_jLZuTS6nrtGyP8B3G7f3JRcVr-qu1Y0O9scq7n2_lESm5D5hxSHhzm1MzYl3P1lMoMugIAqg

Per altre immagini naturalistiche della zona vi consiglio di visitare la pagina https://widerimage.reuters.com/story/Chernobyl-wilderness-regained

Più di recente, delle telecamere ben piazzate hanno documentato la presenza di almeno 14 specie di mammiferi residenti nell’area di alienazione. Le immagini hanno paparazzato lupi grigi rotolarsi nel fogliame, volpi rosse aggirarsi circospette ed altri mammiferi riunirsi, soprattutto nei punti riparati con accesso ad acqua e cibo.

Sugli effetti della contaminazione radiattiva in questi animali non si sa molto, è già abbastanza evidente, però, che l’impatto negativo degli insediamenti antropici e la conseguente sparizione degli habitat è di gran lunga maggiore.

  • La natura aborrisce il vuoto. (Ethica – Baruch Spinoza)

Serena Piccardi

Condividi:

Log in with your credentials

Forgot your details?