L’iniziativa #iononmilasciofregare, l’antidoto al silenzio sul pasticciaccio brutto del Museo di Castelvecchio

Giovanni Benini/Crew Tintoretto, Ritratto di Girolamo Pompei (originale del 1790, photo credits: Io non mi lascio fregare)

Bentornati nella nostra rubrica d’arte. Purtroppo, sempre più spesso, assistiamo ad una sorta di sonno delle nostre coscienze, che porta a distaccarsi dall’occuparsi della res publica. Trovo inutile limitarsi a prendersela contro chi, con i suoi comportamenti ai limiti dell’omertoso, induce all’insensibilità e all’indifferenza verso un grave attacco al nostro patrimonio artistico qual è definibile il furto al Museo di Castelvecchio di Verona.

Sono stati rari gli interventi televisivi sulla vicenda, come quello dello storico dell’arte Flavio Caroli che, ospite a “Che tempo che fa”, aveva espresso la sua opinione sulla faccenda e sullo strano silenzio mediatico che caratterizza questa storia:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f2c10f6d-066e-431d-aa89-ae4faf5a5c20.html

A titolo personale rinvengo nelle sue conclusioni, quasi una supplica nei confronti delle menti che si nascondono dietro a questo sbalorditivo “furto su commissione”, il sapore amaro della sconfitta, di chi cerca di mettere una pezza sullo strappo troppo grande che silenziosamente si è venuto a creare riguardo la nostra percezione che ciò che compone il nostro patrimonio culturale appartiene a tutti noi e tutti noi siamo chiamati a vigilare e renderlo fruibile anche alle generazioni future.

Fortunatamente c’è chi, di fronte ad un sopruso di tale portata, ha deciso che la propria indignazione non si debba limitare solo a qualche esternazione concomitante all’episodio che l’ha scatenata, ma sia necessario tenere il punto e proporre fattivamente iniziative che aiutino a conoscere i motivi per il quale ci si debba sentire colpiti, offesi dall’ingiustizia subita. E usa le proprie capacità (in questo caso creative) per riaccendere l’attenzione e incuriosire la gente comune sugli sviluppi della vicenda. La strada scelta (è proprio il caso di dirlo) dal gruppo di artisti che collaborano al progetto “Io non mi lascio fregare” è quella della street art, che negli ultimi tempi sta ricevendo costanti attenzioni da parte dei media e che, con il suo essere libera, accessibile e immediata, ben si presta a veicolare i contenuti dell’iniziativa.

Img. 2-Tintoretto

Domenico Tintoretto/Tintoretto Crew, Ritratto di Marco Pasqualigo (originale del 1588 ca., photo credits: Io non mi lascio fregare)

Il loro manifesto spiega tutto: qualunque artista si senta indignato per quella che sembra una messa a tacere di uno scandalo che non si ferma solo al crimine in sé, ma tradisce la preoccupante tendenza alla superficialità nel trattare beni della comunità, può offrire il proprio contributo adottando una delle diciassette opere trafugate e interpretandola secondo il proprio stile e medium artistico (murale, poster, stencil) lasciandola anonima, perché viene considerato più importante ricondurre il proprio lavoro all’opera che l’ha ispirato. In più, oltre all’hashtag che dichiara l’appartenenza a questa iniziativa, gli artisti sono invitati ad aggiungere un QR-Code che riporta le informazioni sull’opera rubata. Un modo innovativo e intelligente in cui l’arte di strada si collega alle buone pratiche museali (purtroppo ancora non troppo diffuse) e sfrutta la sua vocazione sociale per diffondere contenuti che, da parte nostra, meritano maggior attenzione perché, non stancherò mai di ripeterlo, fanno parte della nostra identità.

Img. 3- de Jode

Hans de Jode/Tintoretto Crew, Paesaggio (originale del 1657, photo credits: Io non mi lascio fregare)

Nelle opere che fino ad ora sono state realizzate compare spesso un aspetto di denuncia, il più delle volte condotto in modo ironico, mai irriverente. Porto l’esempio del Fanciullo con disegno di Caroto che due street artists hanno deciso di raffigurare in una doppia versione, speculare, nella quale il foglio che i fanciulli tengono per mano ospita un befferdo riadattamento delle segnaletiche che i ladri di appartamento eseguono sui loro prossimi obiettivi. La finalità del furto è denunciata anche dalla presenza del volto coperto di uno dei due fanciulli (come erano coperti i volti dei tre rapinatori) con riportato il numero “17”, corrispondente alle opere prelevate. Ma campeggia anche in grandi caratteri il monito dell’”Io non mi lascio fregare”, che suona come un non volersi adeguare al comportamento finora tenuto riguardo alla faccenda, perseguendo il quale si avrebbe come conseguenza l’autorizzare a farsi privare di pezzi di identità culturale perché non ritenuti importanti e necessari.

img. 4-Caroto

Giovan Francesco Caroto/ Tintoretto Crew, Fanciullo con disegno (originale del 1523, photo credits: Io non mi lascio fregare)

Con questa iniziativa invece, possiamo vedere con occhi nuovi (oserei anche dire “svecchiati”) comprendere, sentire ed infine recuperare il legame con le opere al momento perdute (da brava utopista, spero in un lieto fine anche se dovesse compiersi in tempi lunghi).

Anche perché le alternative finora offerte in casi simili non sono, a mio parere, degne di essere replicate. Mi riferisco ad un recente episodio, che ha visto come protagonista la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi del Caravaggio, vergognosamente sottratta dall’Oratorio della Compagnia di San Lorenzo a Palermo nella notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969. Al suo posto, dolorosamente vacante, da un paio di mesi è stata messa una perfetta replica, sponsorizzata dal canale Sky Arte e omaggiata dalla visita del Presidente della Repubblica e delle autorità cittadine. Ma come solleva il dubbio il  bell’articolo di Giulio Dalvit su Artribune (http://www.artribune.com/2015/12/caravaggio-nativita-pittura-furto-palermo-oratorio-san-lorenzo/), siamo sicuri che una copia possa sanare questa perdita? O piuttosto, nella generale superficialità che mi sembra riscontrare in giro, questa pratica porterà alla nostra accettazione verso la sostituzione delle opere perdute con copie, perché ormai è più importante il valore dell’immagine in sé rispetto al genio unito al tocco tecnico che hanno scaturito un capolavoro.

Tra le varie opere finora realizzate su tutto il territorio nazionale, sono stata contenta di vedere il tributo alla Madonna della Quaglia di Pisanello, di cui avevo parlato sempre in questa rubrica pochi giorni dopo il suo furto (https://virgoletteblog.it/2015/11/28/appunti-darte -33/)

Img. 5- Pisanello

Pisanello/Tintoretto Crew, Madonna della Quaglia (originale del 1420, photo credits: Io non mi lascio fregare)

Il mio invito è quello di rimanere aggiornati sugli sviluppi di questa iniziativa e di interagire tramite i canali social qualora avvistaste le opere:

https://twitter.com/search?q=%23iononmilasciofregare

https://www.facebook.com/iononmilasciofregare/

Pamela D’Andrea

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