In questo mese di inizio anno, l’argomento dell’editoriale non sarà incentrato sui recenti fatti di cronaca, politica, economia o su questioni estere, ma riguarderà lo “spettacolo” che è avvenuto nella notte di Capodanno sulle televisioni nazionali, e le ripercussioni avute nell’opinione pubblica.
Cominciamo con la polemica della bestemmia nella serata di Raiuno “L’anno che verrà” (tipico e ormai storico appuntamento di tutti gli anni in prima, seconda e “ultima serata”) dove uno dei telespettatori, tra i tanti che hanno inviato sms che compaiono in scorrimento sullo schermo, ha scritto una bestemmia come auguri, sconvolgendo la fede religiosa di tutti, anche di chi non ce l’ha mai avuta.
Altro scandalo nazionale, il countdown della mezzanotte cominciato erroneamente un minuto prima. Anche qui ciò che si è infranto ed ha scandalizzato l’italica gente è stata la sfortuna che millenni di tradizioni popolari, mistico-religiose hanno portato fino a noi oggi. Se si considera ciò che sosteneva l’antropologo scozzese James Frazer, ovvero che la storia della cultura umana è composta da successive fasi di sviluppo in un percorso che parte dalla magia, la religione e infine la scienza, possiamo dire che considerando quanto la superstizione riesca a diventare un caso nazionale, siamo rimasti all’inizio del viaggio.
Infine, l’esibizione da ubriaco del bello e maledetto Gianluca Grignani che ha scandalizzato tutti, nonostante non si sappia quale occasione migliore ci sia per festeggiare bevendo qualche bicchiere in più se non proprio a Capodanno. Anche qui, ciò che si è infranto è stato evidentemente il buoncostume. Personalmente ritengo che sia stata una grande esibizione, molto vera, cosa probabilmente rara da vedere in televisione e poco apprezzata, nonostante, come diceva il poeta inglese John Keats “bellezza è verità, verità è bellezza”.
L’impressione è che l’Italia, oggi più che mai guidata dal “ragazzo di provincia” boy-scout fiorentino, sia rimasta ai tempi del film La dolce vita (in foto lo spogliarello che scandalizzò l’Italia di fine anni ’50 e che fu ripreso da Fellini nel suo capolavoro), dove fondamentalmente, al di là di ogni analisi socio-antropologica, ciò che teneva unito il tessuto sociale era sopra tutto l’ignoranza.
Una cosa che purtroppo non è uguale rispetto agli anni a cavallo del 1960 è il “boom economico” che purtroppo le recenti stime dell’istat sembrano allontanare nonostante gli annunci del governo estremamente ottimistici degli ultimi mesi.
In attesa comunque, per rimanere in tema di parallelismi storici, di un nuovo ’68 che sicuramente ci sarà, dato che una rivoluzione culturale è quanto mai necessaria per rimettere in moto il nostro Paese (e non solo), non mi resta che augurare a tutti i lettori di virgoletteblog.com un buon anno nuovo!
Filippo Piccini