Veduta panoramica del Sacro Monte di Ossuccio sul lago di Como
Bentornati nella nostra rubrica d’arte. Con la presa di Costantinopoli nel 1453 da parte degli Ottomani, la Chiesa aveva capito che non era più sicuro incoraggiare pellegrinaggi verso la Terra Santa (che comunque erano destinati ai pochi che potevano permettersi di sostenere spese onerose), così si trovò a creare degli espedienti che permettessero ai suoi fedeli di compiere i sacri cammini verso destinazioni più sicure e alla portata di molti, che per la disposizione dei suoi edifici e le architetture impiegate (almeno in pianta), ricreassero l’idea della lontana Gerusalemme.
I frati minori, custodi del Santo Sepolcro di Gerusalemme, furono chiamati ad identificare tre siti adatti alla costruzione di questi particolari santuari, e la scelta cadde sulle località di Varallo in Val di Sesia, Montaione, in provincia di Firenze e la località portoghese di Braga.

Veduta dall’alto del Sacro Monte di Varallo
L’edificazione del percorso devozionale di Varallo fu concepito dal frate francescano Bernardino Caimi nel 1481, con la volontà di riprodurre non solo una basilica che celebrasse la Resurrezione, ma tutti i luoghi considerati emblematici del pellegrinaggio in Terra Santa. Queste strutture avrebbero dovuto portare avanti anche un intento pedagogico, nel quale il fedele riuscisse a sentirsi parte della storia che veniva raccontata. Per questo progetto ambizioso fu chiamato ad operare il pittore locale Gaudenzio Ferrari (1475 ca. -1546), cui venne concessa libertà di espressione e progettazione. Le capacità artistiche di Ferrari si rivelarono ben al di sopra delle iniziali aspettative: riuscì a concepire gli spazi delle cappelle in modo tale da assecondare il racconto, arrivando a progettarne alcune egli stesso; inscenò delle sacre rappresentazioni molto realistiche, popolandole di sculture a grandezza naturale prima in legno, poi in terracotta, alle quali decise di applicare vere barbe e veri capelli per restituire un’immagine ancora più aderente alla realtà; affrescò le pareti per creare le quinte più consone alla narrazione; infine, provvide che i pellegrini avessero potuto camminare all’interno delle cappelle, per sentirsi maggiormente partecipi della scena rappresentata.

Sacro Monte di Varallo, particolare con la statua del Cristo

Sacro Monte di Varallo, altra statua molto realistica
Quest’ultima deve essere intesa come l’idea che fece la differenza, perché la forte suggestione derivata dal mescolarsi alle sculture suscitava una partecipazione emotiva senza precedenti. Basti osservare come doveva apparire straziante la cappella della Strage degli Innocenti, ad opera di Giacomo Paracca di Valsolda, tra gli artisti che continuarono il lavoro del Ferrari quando egli decise di attendere ad altre commissioni.

Giacomo Paracca, Strage degli Innocenti, Sacro Monte di Varallo
Quando nel 1565 la fabbrica del Sacro Monte fu affidata all’architetto Galeazzo Alessi, si pensò che fosse più funzionale e facile da capire per il crescente numero di pellegrini che il percorso seguisse un ordine cronologico, disattendendo l’ordine topologico promosso inizialmente. In più, si scelse di erigere cancelli a protezione delle scene, determinando un diverso modo di allestire gli episodi, con un uso minore di statue compensato da un impiego di tipo illusionistico degli affreschi, nei quali si sposta la tensione drammatica della scena.
Queste modifiche sulla fruizione del Sacro Monte dovettero risentire anche delle nuove disposizioni maturate in seno al Concilio di Trento, conclusosi nel 1563. Durante il Concilio, e soprattutto grazie alla fondamentale figura del cardinale Carlo Borromeo, ci si rese conto del grandissimo potenziale che strutture come il Sacro Monte di Varallo potevano compiere per promuovere la vera fede e arginare l’ingresso di messaggi di stampo protestante provenienti d’oltralpe. Proprio nelle diocesi che sottostavano alla giurisdizione della curia di Milano, dove il Borromeo aveva la carica di arcivescovo, si diede l’impulso di arricchire precedenti santuari, già meta di pellegrinaggi spontanei, trasformandoli in Sacri Monti e dotandoli dei peculiari percorsi devozionali.

Sacro Monte di Oropa
Del gruppo di Sacri Monti prealpini creati dall’impulso controriformistico, circa la metà sono stati inseriti dall’Unesco nell’elenco dei beni Patrimonio dell’Umanità nel 2003: abbiamo già citato il primo e più importante, Varallo, che con le sue numerose cappelle (ben quarantacinque!) ha inscenato tutti gli aspetti della vita di Cristo; seguirono a breve distanza i Sacri Monti di Crea, nel Monferrato (a partire dal 1589), dedicato al culto dei misteri mariani; di Orta San Giulio, sull’omonimo lago (a partire dal 1590), l’unico dedicato interamente alla figura di San Francesco d’Assisi; di Ghiffa, a ridosso del Lago Maggiore (a partire dal 1591), con cappelle che ospitano storie di Cristo e della Vergine, ma rimasto incompiuto. Nel caso dei Sacri Monti di Varese (dal 1604), di Oropa (dal 1617) e di Ossuccio (1637-1710), è il culto per preesistenti immagini della Vergine a stabilire il tema del percorso devozionale, che spesso tributa i misteri del Rosario.
Infine, ricordiamo i Sacri Monti che perpetuavano la memoria della Passione di Cristo: il Sacro Monte Calvario di Domodossola (dal 1656), il percorso posto più a settentrione rispetto agli altri, e il Sacro Monte di Belmonte Valperga (dal 1712) la cui edificazione e decorazione si deve in larga parte alla comunità locale.

Sacro Monte di Domodossola
Questa tipologia di complessi devozionali furono ripresi anche nei vicini cantoni svizzeri, fino a ispirare Sacri Monti lontani, come quello slovacco di Banská Štiavnica e il suggestivo Kalwaria Zebrzydowska in Polonia.
Ma la suggestione migliore viene offerta dalla perfetta fusione tra le strutture architettoniche e la vegetazione circostante, svelando il cammino man mano che viene percorso.
Per chi volesse intraprendere uno o più di questi itinerari, segnalo questo link per gli approfondimenti. A quanto pare, qualunque sia la stagione in cui si vanno a visitare, lo spettacolo è sempre garantito:
http://www.sacrimonti.net/User/index.php?PAGE=Sito_it/sacri_monti
E per chi è troppo distante, ma ne volesse avere un assaggio, ecco un servizio che offre una panoramica abbastanza dettagliata:
Pamela D’Andrea