Se c’è una cosa che non ci piace è esser paragonati alle pecore. Le reputiamo sciocche, incapaci di pensiero proprio e di conseguenza costrette a seguire il resto del gregge. Chi non ha mai usato il termine “pecorone” per qualcuno che non usa la propria testa e segue la massa?
E se vi dicessi che anche noi, in certe circostanze, ci comportiamo come un gruppo di pecore?
Anche se alcuni di noi se n’erano già accorti, adesso abbiamo le conferme scientifiche; siamo dei pecoroni.
Prima di addentrarci nei motivi di tale affermazione cerchiamo di capire come funziona il gregge in natura e, come e perché, alcuni animali mostrano dinamiche di questo tipo.
Il gregge, per definizione, è un branco di pecore o capre, solitamente custodito da uno o più pastori ma per estensione con questo termine viene indicato un gruppo di individui che reagisce coerentemente, senza coordinamento fra i singoli (senza essersi messi d’accordo, per intenderci).
Nonostante la connotazione negativa che ha assunto nel parlare comune, il gregge avrà pur motivo di esistere in termini di vantaggio evolutivo. Le specie che vivono in gruppo, infatti, traggono da questo tipo di vita tutta una serie di benefici che vanno dalla protezione nei confronti dei predatori e del freddo, al maggior rendimento alimentare.
Partendo da osservazioni sugli spostamenti di greggi di pecore Merino, un team internazionale di ricercatori ha confrontato i loro movimenti con un modello matematico stabilendo che il gruppo riusciva a massimizzare l’area di pascolo senza “esagerare”. Sembra che la tendenza naturale dell’individuo all’esplorazione sia frenata dall’appartenenza al gruppo; gli animali non si allontanano molto dagli altri per non perdere i benefici che ne derivano.
In natura si tratta di una protezione molto importante, motivo per cui la vita di gruppo si è evoluta in molte specie di animali, ovviamente sociali.
Durante l’attacco del predatore molti gruppi di animali reagiscono in modo non coordinato; ogni individuo agisce in maniera tale da minimizzare il pericolo per se, solitamente tentando di rimanere al centro del gruppo. In questo caso il movimento del gregge sarebbe determinato dallo spostamento dei singoli individui che agiscono egoisticamente.
In matematica un gregge è un esempio di sistema auto-organizzante in cui le dinamiche individuali sono influenzate da quelle dei soggetti nelle immediate vicinanze.
Tale comportamento viene talvolta utilizzato per descrivere gli esseri umani in particolari circostanze. Pensiamo a fenomeni come le follie collettive, momenti in cui moltissime persone agiscono nello stesso modo, spinte da un istinto emotivo che cancella la volontà individuale. Li chiamiamo “pecoroni” ma a volte non si tratta di un fenomeno di gregge quanto di un ammaliamento da parte di un leader carismatico, particolarmente affascinante in ambito politico o religioso.
Nonostante spesso il termine “gregge” sia usato in modo improprio, adesso abbiamo la prova che in alcune circostanze ci comportiamo proprio come pecorelle, seguiamo il nostro vicino senza farci troppe domande.
I risultati di uno studio italo-tedesco comparso su arXiv qualche mese fa spiegano il curioso esperimento condotto su questo tema alla Sapienza Università di Roma. Due gruppi di una quarantina di persone dovevano raggiungere un luogo sconosciuto a tutti tranne che ad un solo individuo nel primo gruppo e a cinque nel secondo.
Dopo un primo momento in cui la tendenza è quella di recarsi in una direzione conosciuta, le osservazioni mostrano che si è più propensi a seguire chi ci sta davanti, a lasciarsi trascinare dalla folla. Così facendo, i gruppi sono stati letteralmente guidati verso la destinazione da raggiungere dai “leader” in essi mimetizzati.
Gli studiosi hanno notato che mentre è difficile che le persone seguano delle indicazioni dall’alto, è molto semplice renderle “obbedienti” facendo loro credere di stare prendendo le decisioni autonomamente. Ossia, immettendo una manciata di individui che indirizzino i movimenti della folla, si possono orientare grandi masse di persone.
Dal momento che le persone rifiutano di seguire le indicazioni delle “autorità”, si può ottenere un ottimo risultato ingannandole.
E’ vero che le conclusioni fanno un po’ paura, considerate che sono studi che vanno applicati a situazioni di emergenza come grandi evacuazioni e manifestazioni violente. Il protocollo per indirizzare grandi masse di persone partirebbe da pochi individui che corrono in direzioni prestabilite solo al fine di farsi seguire dal “gregge”.
Si, stiamo parlando di agenti infiltrati ma, per una volta, con lo scopo di mettere in sicurezza le persone.
Una volta nel gregge, è inutile che abbai: scodinzola! (Anton Čechov)
Serena Piccardi