Vincent Lindon, aria dimessa e sguardo malinconico, dopo 25 anni di lavoro viene licenziato dalla sua azienda. Trovarsi letteralmente “in mezzo ad una strada” a 51 anni e con un figlio disabile da crescere, non è la situazione più favorevole del mondo, ma Thierry con molta umiltà e una dignità che non si lascia atterrire dai colpi bassi del destino, ricomincia la sua vita lavorativa da capo.
I primi tentativi di reinserimento, supportati da una falsa formazione senza futuro, sono fallimentari fino a quando pur essendo declassato di ruolo rispetto all’impiego precedente, viene assunto come guardia antitaccheggio in un supermercato. La sua mansione però non si limita al controllo dei clienti, ma come gli viene spiegato, anche i dipendenti vengono continuamente spiati allo scopo di coglierli in flagrante ed usare questo espediente come motivo di licenziamento.
Thierry, sulle prime non si ribella e non giudica un lavoro di certo non esaltante, ma necessario, osserva i fatti e cerca di non farsi coinvolgere emotivamente troppo da un’umanità perdente e senza speranza, che per sopravvivere è costretta a confessare i propri limiti di fronte a sconosciuti. Fino a quando però la tragedia incombe e prende il sopravvento, costringendolo a riflettere su quel mondo spietato che non ammette errori.
E’ questa la legge del mercato, che trasforma gli individui in mostri pur di salvare la propria pelle. Quasi nessuno s’interroga se è giusta o sbagliata, quando c’è di mezzo la concezione del lavoro, anzi in tempo di crisi, moltiplica il suo potere, trasformando il tutto in una lotta all’ultimo sangue, dove chi sbaglia è condannato a marcire all’inferno del falso perbenismo. Ma c’è chi (come Thierry), contrappone a tutto ciò un’altra legge, che è quella morale ed è altrettanto potente della sua antagonista.
Il film di Stephan Brizè, è una critica feroce verso il mondo del lavoro, inteso come un meccanismo dove le persone hanno perso una loro identità e rappresentano solo piccoli anelli di un ingranaggio infido e distruttivo. E sorgono davvero forti dubbi sulla concezione che nobiliti l’uomo, quando a volte risulta più vero credere il contrario.
Laura Pozzi