16 settembre 1931
Viene eseguita nel campo di concentramento di Soluch, in Libia, la sentenza di morte per impiccagione comminata da un Tribunale Speciale Italiano all’anziano leader della resistenza anti-italiana Omar Al Muhktar. Di fronte alla tenace resistenza dell’ultima roccaforte ribelle – la Cirenaica – Mussolini, il governatore della Libia Badoglio e il comandante militare Rodolfo Graziani hanno inaugurato una nuova, terrificante strategia: “concentrare” l’intera popolazione in campi, svuotare l’intero territorio dei suoi abitanti, cementare i pozzi, bruciare le case e le coltivazioni, tagliare ogni possibile sostegno ai ribelli del carismatico Omar Al Muhktar. In pochi mesi circa 100.000 persone sono deportate ed imprigionate in campi di concentramento sulla costa del golfo della Sirte, praticamente senza sostentamento ed in condizioni disumane. Catturato durante uno scontro a fuoco, il 73enne Omar Al Muhktar viene condannato a morte in un processo sommario il 15 settembre, ed impiccato il giorno successivo, di fronte a 20.000 suoi compatrioti fatte affluire dai vicini campi di concentramento. Nessuna altra potenza coloniale aveva osato comportarsi in questo modo.