FabLab, tra tradizione, innovazione e condivisione

Un Fab Lab è una  palestra per inventorilaboratorio di creativitàpiccola bottega che produce oggetti grazie alle nuove tecnologie digitali.

La parola Fablab deriva dall’unione dell’abbreviazione delle due parole inglesi fabrication e laboratory. All’interno dei fablab, che potrebbero definirsi una sorta di officine contemporanee, sono presenti una serie di strumenti e apparecchiature che rendono possibile la fabbricazione di oggetti.

Si ha  la possibilità di costruire (quasi) qualsiasi cosa.

Nel 2001 un giovane professore del Massachussetts Insitute of Techology di Boston, Neil Gershenfeld, nominò un suo corso di studi “How to Make (almost) Anything”: fu la prima volta che venne usata questa espressione.

Da semplice corso, visto il successo riscosso tra gli studenti, si realizzò un vero e proprio laboratorio, all’interno del quale si creava quasi tutto ciò che prima si era soltanto potuto immaginare.

Quello che l’Economist ha definito la “Terza Rivoluzione industriale”, un nuovo modo di produrre in digitale e attraverso strumenti di ultima generazione quali stampanti 3D, taglierini laser, fresatrici a controllo numerico, aspiratori.

In Italia la partenza è stata molto lenta: un primo laboratorio provvisorio viene aperto a Torino nel 2011 in occasione di una mostra, Stazione Futuro, inaugurata per l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Quando è partito al suo interno c’erano soltanto una piccola stampante 3D e una tagliatrice laser.

Dal 2011 ad oggi è stata fatta parecchia strada: la rivista Wired nel febbraio del 2015  ha contato ben 43 fablab nel nostro paese, precisando però che non tutti rientrano nell’accezione classica del termine, assomigliando di più a delle associazioni.
Infatti i fablab:

  • prima ancora di essere un semplice agglomerato di macchine,
  • sono un insieme di persone,
  • vicine alla Maker culture e che applicano i suoi principi.

Insieme ci si confronta, ci si scambiano le conoscenze e si collabora su progetti comuni.

I FabLab sono spazi aperti, che nascono per portare la Digital Fabrication e la cultura Open Source in un luogo fisico, dove macchine, idee, persone e approcci nuovi possono mescolare liberamente.

La gran parte dei laboratori si trovano soprattutto al Nord e poi Centro Italia, e sono ospitati in luoghi più legati ad artigianato, impresa e produzione che ricerca ed educazione. Spesso questi spazi presentano, oltre al laboratorio, anche altre attività  progettuali e produttive.

Gran parte dei progetti sono nati dall’iniziativa e dalle risorse di gruppi di individui privati, con poco apporto da parte di organizzazioni e istituzioni (e quindi anche poco controllo di enti esterni ai progetti).
Questa natura si riflette nella scelta se formalizzare i progetti (magari costituendo associazioni) o meno: una conseguenza della novità  del fenomeno (ancora poche sono le normative dedicate) e dalla sua dimensione sociale e collaborativa.

Le poche facilitazioni derivano soprattutto dalla messa in usufrutto di spazi a titolo gratuito o agevolato, con ancora pochi bandi pubblici dedicati.

Per molto tempo i FabLab sono stati ospitati da organizzazioni e dedicati a istruzione e ricerca, mentre in Italia si sono configurati più come una iniziativa dal basso legata più alla manifattura.

Da una semplice idea, nei fablab si può anche giungere all’elaborazione di un business che possa sostenerla. Non a caso alcuni fablab offrono anche servizi d’accelerazione d’impresa, corsi e seminari.

In ogni caso nei laboratori di fabbricazione digitale, l’attenzione non è più rivolta al concetto di produzione proprio dell’industria classica, ma si è spostato sulla creazione.

In un futuro non molto lontano si potrà intravedere la possibilità di acquistare semplicemente i progetti dei prodotti per poi stamparli comodamente a casa propria.

Ci si andrà soffermando  sullo studio e sull’ideazione degli oggetti, sulla loro utilità e sulle loro caratteristiche; saranno sempre più orientati a soddisfare i bisogni degli utilizzatori.

In questo modo gli oggetti potranno essere prima pensati e poi realizzati sulla base delle esigenze di una categoria particolare di persone, o adattati a seconda delle richieste specifiche di una comunità locale. Ed è proprio l’attenzione verso il prodotto che rende i fablab una moderna realtà artigianale.

L’innovazione al servizio della tradizione, in un paese come il nostro, può rappresentare una grande opportunità. La capillarità dei fablab e l’attaccamento al territorio potranno essere punti di forza su cui puntare, insieme alla cultura open source e alla condivisione.

La condivisione è  una delle parole chiave.

Infatti nelle varie mission dei fablab italiani, si legge proprio questo. Ci si esprime attraverso il confronto con gli altri, in un contesto casalingo la creatività del singolo difficilmente potrebbe venire alla luce, o meglio qualora dovesse esprimersi, non avrebbe così tanta visibilità.

Ma i fablab non sono solo questo. Anche l’etica come rispetto dell’ambiente, come attenzione verso prodotti e oggetti eco-sostenibili: anche questo è un tratto distintivo dell’attività svolta nei fablab e dai Makers, come emerso nell’ultima Make Faire, dove sono stati presentati numerosi progetti di riuso e di riciclo dei materiali.

Vi invito a dare uno sguardo a http://www.conai.org/

Se ora vi è un po’ più chiara l’attività che si svolge nei fablab e avete qualche idea nel cassetto, cercate uno di questi laboratori nella vostra città e proponetela a chi cerca tutti i giorni di ideare e realizzare progetti

Investimento iniziale:

  • Macchine e strumenti
  • Materiali i consumo
  • spazi

Molti non hanno un business model vero e proprio: il bilancio annuale si basa su una varietà  di provenienze, dove però la voce maggiore è ancora quella dell’autofinanziamento.

Al momento siamo il terzo paese per numero di fablab, distaccati dal secondo per solo un paio di laboratori in meno, con comunità  piccole ma che possono crescere ancora.

Il primo Fab Lab di Roma ha una sua sede in zona Ostiense/Garbatella, in collaborazione con l’associazione Officine Roma Makers, sarà il primo a rendere disponibile ai soci degli spazi di co-progettazione e alcune macchine di digital fabbrication

Ancora non è stata definita la data ufficiale di apertura, che sarà orientativamente verso la fine di agosto e i primi di settembre, e molte persone sono già in attesa.

http://www.fablabroma.it/on/il-primo-fablab-a-roma-ha-una-sua-sede/

A Milano, è presente, tra le tante un network di differenti professionalità, eterogeneo e multidisciplinare. Si tratta di progettisti e creatori di cultura maker. Collaborano e condividono conoscenza ed esperienza, creando un punto di incontro tra nuove competenze e saperi tradizionali.

http://www.opendotlab.it/

Confagricoltura vuole lavorare con e nel territorio e con una strategia condivisa, per offrire alle imprese associate tutela, informazione di settore costantemente aggiornata e servizi qualitativamente eccellenti e innovativi.

http://www.confagricoltura.it/ita/confagricoltura/missione-e-progetto_8.php

Quindi ben vengano buone idee e buone teste, collaborazione, condivisione e rispetto per l’ambiente.

Recycle Ireland Expo 2015“Non abbiamo ereditato questo mondo dai nostri genitori, lo abbiamo preso in prestito dai nostri figli. Un giorno glielo restituiremo. Quando accadrà, dovrà essere ricco e rigoglioso come lo abbiamo trovato. Ecco cos’è la sostenibilità” (Dal Padiglione Irlanda, Expo 2015 – Milano)

Sabrina Mattia

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