Amicizie speciali

Spesso, nel parlar comune, il termine simbiosi assume un’accezione leggermente negativa, si usa di frequente quando ci si riferisce ad un tipo di rapporto caratterizzato da dipendenza, quasi morboso. Abbandoniamo questo preconcetto e affrontiamo la faccenda dal punto di vista scientifico: oggi scopriamo un tipo particolare di rapporto simbiotico!

In psicologia si parla di simbiosi in relazione ad un comportamento di stretta dipendenza e di un rapporto simbiontico, che sia d’amore o d’amicizia, quando l’assenza di uno dei due elementi della coppia causa malessere anche di grave entità nell’altro. Date le premesse non stupisce che se ne abbia un’idea tutto sommato negativa.

Il concetto in questione, però, è nato in ambito biologico e, per fortuna, nelle scienze della natura certe accezioni assolute non hanno un valore morale; si parla di relazioni positive o negative in virtù della loro influenza sulla dinamica delle popolazioni degli organismi partecipanti.

La parola simbiosi deriva dal greco e significa “vivere insieme” e, in ecologia, indica una varietà di interazioni biologiche interspecifiche molto importanti per la biosfera. Tanto importanti che si ritiene che ci sia un evento simbiontico alla base dell’origine delle alghe verdi (questa faccenda è molto più interessante di quel che possa sembrare di primo acchitto, mi riservo di parlarne in futuro con più attenzione).

Le interazioni simbiontiche comprendono diversi gradi di cooperazione fra due organismi appartenenti a specie diverse che vengono schematizzate per comodità ma che devono essere viste come un continuum di situazioni. In sostanza si parte dall’aiuto reciproco che deriva da una convivenza per arrivare a forme di parassitismo, per sfociare addirittura nella formazione di una nuova unità biologica.

Per intenderci prendiamo ad esempio il primo tipo descritto, che ha portato alla coniazione del termine simbiosi, ed è probabilmente il più noto: il lichene. Tale organismo è nato dalla coevoluzione di un tipo di alga (o cianobatterio) e di un fungo, collaborazione tanto stretta da essere stata riconosciuta solo nella seconda metà dell’800. Nel lichene l’alga con la fotosintesi produce il nutrimento e il fungo fornisce protezione, acqua e sali minerali.

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Le simbiosi possono essere obbligate o facoltative, a seconda che ospite e simbionte possano o meno vivere al di fuori di tale associazione; si parla di ecto- ed endosimbiosi a seconda che il simbionte viva all’interno o all’esterno dell’ospite.

Fra le varie relazioni che possiamo individuare le più importanti sono: mutualismo, commensalismo, inquilinismo e parassitismo. Quando entrambe le specie traggono vantaggio dalla relazione si parla di mutualismo, se una sola trae vantaggio mentre l’ospite è indifferente possiamo riconoscere il commensalismo (o anche inquilinismo), se un organismo trae vantaggio a spese dell’altro abbiamo il parassitismo.

Quest’ultima forma di interazione, del tutto negativa per il malcapitato ospite, è sicuramente la più conosciuta e non ha bisogno di presentazioni mentre i concetti di commensalismo e di inquilinismo saranno immediatamente chiari con esempi noti a tutti. Nel commensalismo c’è un individuo che approfitta degli scarti del cibo dell’altro, proprio come fanno i pesci adesivi attaccati agli squali, nell’inquilinismo un organismo vive su di un ospite (o anche nella sua tana) come fanno i crostacei che formano protuberanze sul capo delle balene. In entrambi i casi l’ospite non viene danneggiato dallo “scroccone” di turno.

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Ho volutamente lasciato per ultima la forma di simbiosi più cooperativa, il mutualismo.

Esempi di mutualismo, oltre ai licheni, sono il rapporto fra il paguro e l’attinia in cui quest’ultima, urticante, offre protezione all’ospite che in cambio le garantisce il trasporto e quindi accessibilità al cibo, o le micorrize che si formano sulle radici delle piante superiori in cui il simbionte è un fungo che provvede agli approvvigionamenti di sostanze nutrienti mentre gode dei prodotti della fotosintesi operata dalla pianta. Forse non tutti sanno che anche le madrepore che formano le barriere coralline sfruttano la simbiosi con le zooxantelle, protozoi che vivono al loro interno rilasciando i prodotti della fotosintesi.

Un esempio più noto, in quanto sicuramente più gradevole a vedersi, è quello dell’interazione protettiva fra il pesce pagliaccio e l’anemone.

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Negli ultimi anni i biologi si sono interessati ad un’associazione mutualistica molto particolare, quella che coinvolge una specie di pipistrelloKerivoula hardwickii e una pianta carnivora del Borneo, la Nepenthes hemsley. Il mutualismo si sviluppa grazie alla necessità da parte della pianta di una fonte di azoto, assicurata dalle deiezioni del chirottero e dalla protezione che essa offre da parassiti e pioggia al pipistrello.

Di recente si è scoperto che tale coevoluzione ha radici tanto profonde da aver consentito alle due specie di sviluppare una modalità di comunicazione particolare: la struttura dell’orifizio della campana del fiore funge da cassa di risonanza per gli ultrasuoni dei pipistrelli che, attratti, trovano la pianta nella fitta vegetazione delle foreste.

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L’argomento di oggi è vastissimo; in natura di relazioni di questo tipo ne esistono molte, che si intrecciano nella storia dell’evoluzione. La cooperazione ha evidentemente i suoi vantaggi, dimostra che nella storia naturale non c’è solo lotta per la sopravvivenza ma che, a volte, l’aiuto reciproco porta beneficio a tutti.

Il Pluvianus aegyptus, il famoso uccellino dentista, vive in perfetta simbiosi con il coccodrillo. Questo rettile così aggressivo e pericoloso si lascia placidamente pulire i denti dal simpatico volatile. Diventa feroce solo quando gli arriva la parcella. (Vulvia – Corrado Guzzanti)

 

Serena Piccardi

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