Lo scopo della nostra rubrica, nella maggior parte dei casi si occupa di segnalare pellicole che al momento risultano meritevoli di una visione. Pur non trattandosi di film perfetti (è molto raro oggigiorno assistere ad un vero e proprio capolavoro), c’è sempre un motivo d’interesse per recarsi al cinema. Questa settimana invece è il caso di spendere due righe su un film, che sulla carta, prometteva molte cose, ma che poi si è rivelato un vero e proprio fallimento, per motivi produttivi a noi oscuri, ma dai risultati discutibili.
Le nostre speranze facevano fede su un certo Paul Schrader, sceneggiatore di film come “Taxi driver” e “Toro scatenato“, nonchè regista di “American gigolò” pellicola cult anni ’80. Inoltre la presenza di un attempato Nicholas Cage, poteva dar lustro ad una storia di terrorismo di per sè interessante, dal momento che il protagonista Evan Lake, non è il classico supereroe, di bell’aspetto, costretto a salvare il mondo, ma un malato di Alzheimer sul viale del tramonto, improvvisamente messo alla porta dalla CIA, proprio quando il nostro era sul punto di regolare i conti con il suo nemico storico Muhammad Banir uno dei più sanguinari fondamentalisti islamici. Deciso a regolare i conti a modo suo, Lake parte alla ricerca di Banir, che si credeva morto e invece si scopre rifugiato in Kenya, dove svolge traffici illeciti per curare la sua talassemia che sembra non lasciargli scampo.
Il punto forte della storia, sembra essere il conflitto interiore del protagonista, che nonostante la sua volontà, nulla può contro l’intercedere di un destino, che risulta implacabile come la sua malattia. Ma paradossalmente è proprio questo che l’accomuna al suo nemico, un feroce criminale costretto da una forza più grande di lui a trascorrere i suoi giorni come un vegetale.
Il confronto tra i due sotto la guida del “vero” Schrader, poteva dar luogo ad un film teso e avvincente, invece il tutto viene ridotto ad una vendetta annunciata, che lascia del tutto indifferente e che speriamo si concluda il prima possibile. E non aiutano le varie ambientazioni tra Bucarest e Kenya, che hanno il demerito di far apparire il tutto come una puntata di qualche anonimo telefilm tedesco.
Notizie provenienti da Hollywood, c’informano che lo stesso regista, il produttore esecutivo Nicholas Winding Refn (regista di “Drive”) e lo stesso Cage, hanno disconosciuto il film, in quanto non conforme ai loro propositi. Non possiamo che esserne d’accordo e ci auguriamo molto presto di poter rivedere l’autentica vena artistica di Paul Schrader.
Laura Pozzi