“E’ nato prima l’uovo o la gallina?” oppure “Cosa faresti dell’uomo che ti ha rovinato la vita se te lo trovassi davanti e avessi la certezza di farla franca?”. Questi sono alcuni interrogativi che ruotano intorno a “Predestination”, cervellotico thriller fantascientico (degno del miglior Nolan o i fratelli Wachowski), firmato da Michael e Peter Spierig e interpretato dall'”esperto” in missioni spazio-temporali Ethan Hawke.
Dopo un inizio sorprendentemente sobrio, in cui assistiamo ad un lungo prologo travestito da racconto autobiografico ad opera di un singolare personaggio di dubbia identità sessuale, la storia subisce una sorta di corto circuito drammaturgico e si trasforma in un rompicapo, di cui risulta difficile trarne una spiegazione logica e convincente. La prima cosa che risulta impossibile è raccontare la storia o cercare di riassumere la trama, che altro non è che un susseguirsi di colpi di scena, capovolgimenti di fronte, dove nessuno è quello che sembra. Possiamo solo sintetizzare il tutto, dicendo che l’agente temporale Ethan Hawke, per la sua ultima missione è incaricato di fermare un terrorista dinamitardo, sfuggito ormai troppe volte e trovare quindi un suo degno successore per i prossimi viaggi nel tempo che non lo vedranno più protagonista.
L’attenzione si focalizza su un bizzarro individuo entrato in un bar (dove Hakwe recita la parte di un barman per incastrarlo) che per una bottiglia di alcool, racconta la più assurda delle storie ma gli farà ottenere il prestigioso incarico. Fino qui tutto bene per noi ignari spettatori che consideriamo il tempo un’entità astratta da misurare e organizzare secondo precisi passaggi, che non tardano a trasformarsi in abitudini e routine. Il problema è quando il tempo, viene annullato e una strana custodia musicale, trasporta i protagonisti e noi smarriti comuni mortali, in un viaggio in cui le uniche coordinate certe sono passato e futuro, ma senza una consequenzialità cronologica.
Cosa significa tutto questo? Nulla perchè in questa storia, ad un certo punto niente sembra avere senso e se qualche volta c’illudiamo di aver compreso qualcosa, veniamo subito smentiti dall’immagine successiva. E’ innegabile che tutto ciò, risulti pericolosamente affascinante come pure terribilmente irritante, per chi è in cerca di pellicole riconcilianti con il mondo. Ma “Predestination”, resta uno dei film più interessanti ed originali visti di recente. Privo, per motivi di budget, di effetti speciali o trucchi tecnologici, il suo fascino risiede proprio nel racconto e nel suo essere sfuggente sotto qualsiasi punto di vista.
Siamo certi che una sola visione non basta per cercare di carpirne il senso e proprio per questo diventa a tutti gli effetti un film da (ri)scoprire, tutte le volte che la nostra mente è in cerca di nuovi orizzonti.
Laura Pozzi