Delia e Gae. Alle spalle un grande amore, una casa e due figli. L’incoscienza e l’entusiasmo della giovinezza li hanno fatti sperare, ma hanno sognato troppo forte, e il loro amore non ha retto sotto il peso della quotidianità, dei figli da accudire, delle bollette da pagare.
Stasera si ritrovano a cena come due estranei, infastiditi l’uno dalla presenza dell’altro, avvelenati dal rancore, a ripercorrere gli anni che li hanno visti insieme, prima ad amarsi, poi pian piano a non comprendersi più, a non riconoscersi, fino a detestarsi. Ciascuno intrappolato nella propria solitudine, prigioniero della rabbia. Le loro mani non si sfiorano più.
Ci sembra di conoscerli davvero questi due ragazzi, e forse è così: sono lo specchio di tante scene già viste, della nostra generazione.
La vita crudele che non fa sconti, che non risparmia i sognatori, la fiamma che si spegne, il fallimento di un amore.
Delia e Gae, ora due solitudini. La loro vita ci passa davanti agli occhi nello spazio di una cena, nella quale da ogni gesto riaffiora un ricordo, un’emozione. Ci ritroviamo a sperare che, come quella coppia di anziani seduta di fronte a loro, anche per Delia e Gae la vita possa ancora regalare amore, che possa essere sodalizio indissolubile.
Perché in fondo è vero, è cosí, nessuno si salva da solo.
Francesca Nanni