Margherita Hack una volta ha scritto: è così bello fissare il cielo e accorgersi di come non sia altro che un vero e proprio immenso laboratorio di fisica che si srotola sulle nostre teste.
Verissimo, un laboratorio che a volte lascia senza fiato.
Se riesci a vederlo!
Non so dove abitiate voi ma io vivo a Roma. All’interno del GRA.
Le uniche luci che si vedono di notte provengono da lampioni, insegne luminose e fari di automobili. E qualche smartphone, no, milioni di smartphone.
Come molti cittadini alla fine di una scampagnata nel weekend o di una giornata al mare d’estate, lontano dalle luci della metropoli, alzo gli occhi e penso che quella è la vera volta celeste, non quell’alone rossastro che fa da sfondo alle serate romane.
Abbiamo più o meno tutti familiarità, quindi, con il concetto di inquinamento luminoso, se non altro la maggior parte di noi l’ha sperimentato direttamente. Sembra infatti che su più di 3/4 della popolazione italiana non scenda una vera propria notte, piuttosto una sorta di plenilunio artificiale (!).
Nella foto sovrastante potete vedere quanta luce proviene dal nostro paese di notte.
Esistono campagne e associazioni per sensibilizzare sul tema dell’inquinamento luminoso (vedi Cielobuio) che promuovono la cultura di un’illuminazione eco-compatibile, ma non abbiamo, a tutt’oggi, una legge che ne regolamenti la prevenzione. Ovviamente nessuno propone di lasciare paesi e quartieri al buio però sarebbe il caso di ottimizzarne l’illuminazione.
La tutela del cielo notturno si favorisce in vari modi; innanzitutto evitando di inviare fasci di luce al di sopra dell’orizzonte, minimizzando la dispersione di luce e, ovviamente, non eccedendo con l’illuminazione.
Non so se ricordate il progetto fotografico di Thierry Cohen che un paio d’anni fa ci ha mostrato come apparirebbero alcune metropoli in una notte senza inquinamento luminoso.
Questa sarebbe Parigi.
Al di là della bellezza del paesaggio notturno e dell’evidente spreco energetico che rappresenta, l’inquinamento luminoso ha conseguenze nell’orientamento di molti animali (vedi puntata sulle tartarughe marine) e nei ritmi circadiani di piante, animali e persino uomini!
Inoltre la mancanza di un cielo buio danneggia inevitabilmente l’astronomia e tutti i suoi appassionati.
Questi sono i punti focali del tema dal punto di vista scientifico ma, per una volta, vogliamo approfondire il lato “turistico” e quindi torniamo alla rubrica “anche l’occhio vuole la sua parte”…
Le foto sovrastanti sono alcune delle vincitrici di un concorso, l’International Earth & Sky Photo Contest, indetto dal 2009 The World At Night (TWAN) che vede partecipare fotografi da tutto il mondo sul tema “L’importanza del cielo buio”.
TWAN è un progetto internazionale che raccoglie immagini di splendidi panorami notturni e video in time-lapse girati in luoghi del mondo caratteristici dal punto di vista naturalistico o storico immortalati su di uno scenario di stelle, pianeti ed eventi astronomici. Come si legge sul loro sito si tratta di un esperimento che rappresenta un ponte fra arte, umanità e scienza.
Arte : perché si esplica tramite la fotografia che ci rende immagini di panorami mozzafiato.
Umanità : perché le foto provenienti da ogni angolo del globo ci ricordano che viviamo tutti sotto lo stesso cielo e che l’universo è anche casa nostra.
Scienza : perché nasce per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sul problema dell’inquinamento luminoso e per far riflettere sull’importanza del buio notturno per le osservazioni astronomiche.
Nel video potete ammirare una carrellata delle più belle foto (fra cui le vincitrici) di quest’anno.
Niente male, vero? Adesso, pretendere di vedere la via lattea dal Gianicolo forse è un po’ troppo, ma quanto sarebbe bello?
E quindi uscimmo a riveder le stelle (Inferno XXXIV, Dante Alighieri)
Serena Piccardi