La regola del gioco // Michael Cuesta

Film inchiesta, dal titolo ambiguo (almeno in Italia), che non ha nulla a che vedere con “La regle du jeu“, capolavoro del 1939 firmato Jean Renoir. Qui siamo dalle parti di “Tutti gli uomini del presidente” e ammettiamo che questa tipologia di film, non risulta mai fuori moda, sia perchè (come in questo caso) siamo in presenza di una storia vera e recentissima sia perchè addentrarsi in intrighi internazionali, di matrice quasi sempre americana porta inevitabilmente a far luce, anche se in minima parte, di tutto l’orrore che si nasconde dietro potenze mondiali a cui sono affidate le sorti dell’intero pianeta.

Gary Webb, reporter del “San Josè Mercury News” piccola testata giornalistica, nel corso degli anni ’90, si cimenta in un’inchiesta scomoda e pericolosa che riguarda una storia poco nota ai danni della Cia. Grazie ad un meticoloso lavoro investigativo, sacrificando la sua vita privata, Webb riuscì a trovare le prove del coinvolgimento della Cia nello spaccio di droga a favore della popolazione afroamericana. Il ricavato delle vendite, serviva a finanziare i Contras del Nicaragua, nella loro lotta contro il governo comunista.

Nel corso degli anni, gestisce questa sporca storia, raccogliendo fatti testimonianze, ascoltando giudici avvocati e detenuti, portando a termine una preziosa testimonianza che sulle prime gli renderà onore e merito, conquistando il premio di giornalista dell’anno, ma poi il suo lavoro verrà screditato, insabbiato e lui stesso verrà indagato, finendo i suoi giorni in completo isolamento, fino a quando la morte (forse per suicidio), metterà fine alla sua vita travagliata. La sua rivalsa, con la Cia che ammetterà la sua colpevolezza, avverrà in un clima di totale caos, mentre il mondo intero e i media saranno concentrati solo sullo scandalo Clinton-Lewinski.

La spy story raccontata da Michael Cuesta, concede poco all’azione e allo spettacolo. Lo stile, quasi documentaristico nel riportare fedelmente i fatti accaduti, soffre qualche mancanza a livello di coinvolgimento emotivo, ma la storia è talmente appassionante e ricca di chiaroscuri che si lascia seguire con molta attenzione. Merito sopratutto del suo protagonista Jeremy Renner che regala un’interpretazione superlativa, restituendo al suo personaggio, quella dignità a cui era stato ingiustamente sottratto combattendo contro forze oscure troppo grandi per un piccolo grande uomo.

Laura Pozzi

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