Progetto regionale per i rifugiati politici, con formazione e lavoro dell’associazione Sulla Sieve.
Il comune di Prato, si inserisce in un progetto Sprar (Sistema di Protezione rifugiati e richiedenti Asilo), in associazione con i comuni di Vaiano, Carmignano, Poggio a Caiano, Bagno a Ripoli, San Casciano Val di Pesa, Montemurlo, Pontassieve, Incisa Val d’Arno, Figline Val d’Arno e Pelago, e in collaborazione con la cooperativa Pane & Rose, onlus di Prato.
I principi fondamentali di Sulla Sieve, si ispirano a ideali di solidarietà, pace, dialogo e tolleranza tra culture, già l’anno scorso l’associazione aveva dato aiuto al popolo del Saharawi, ora attraverso la cooperativa hanno provveduto ad inserire un ragazzo del Pakistan, che da loro aiuto negli allestimenti delle serate.
Per ora questo è un inizio, Sulla Sieve punta ad estendere gli aiuti anche ad altri popoli.
Ecco questo potrebbe rappresentare uno spunto per altri Comuni e altre associazioni.
Come funziona.
Esiste un fondo nazionale per le politiche e i servizi d’asilo, la rete degli enti locali realizza progetti di accoglienza integrata, poi accede ai fondi (fin quanto possibile).
A livello locale, invece gli enti locali in collaborazione con le realtà del terzo settore, garantiscono un’accoglienza integrata, che non si limita al vitto e all’alloggio, forniscono attività di accompagnamento sociale, finalizzate alla conoscenza del territorio e all’effettivo accesso ai servizi locali, fra i quali l’assistenza socio-sanitaria.
Sono inoltre previste attività per facilitare l’apprendimento dell’italiano e l’istruzione degli adulti, l’iscrizione a scuola dei minori in età dell’obbligo scolastico, nonché ulteriori interventi di informazione legale sulla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale e sui diritti e doveri dei beneficiari in relazione al loro status.
Gli enti locali che fanno parte del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) sono distribuiti su tutto il territorio nazionale e garantiscono interventi di “accoglienza integrata” ai richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale.
L’obiettivo:
- accompagnare ogni singola persona accolta lungo un percorso di (ri)conquista della propria autonomia,
- i progetti territoriali dello SPRAR completano l’accoglienza integrata con servizi volti all’inserimento socio-economico delle persone.
- percorsi formativi e di riqualificazione professionale per promuovere l’inserimento lavorativo,
- misure per l’accesso alla casa.
- sono promosse iniziative per informare e sensibilizzare le comunità cittadine alla conoscenza della realtà del diritto di asilo e della condizione di richiedenti e titolari di protezione internazionale.
- Il 20 giugno è la Giornata mondiale del rifugiato.
Le buone pressi dello Sprar.
Una buona prassi è:
- un’azione sperimentata positivamente
- risulta significativa in termini di innovatività,
- efficacia,
- innalzamento qualitativo dei servizi,
- sostenibilità nel tempo,
- riproducibilità e trasferibilità,
- capacità di coinvolgimento orizzontale e verticale (effetti di mainstreaming),
- coerenza del risultato rispetto agli obiettivi.
Le buone prassi vengono attuate al fine di incentivare cambiamenti e miglioramenti negli interventi a favore dei beneficiari, agevolando allo stesso tempo la standardizzazione e uniformità delle azioni.
Tra le tante prassi che i progetti territoriali hanno scelto di segnalare, sono state selezionate alcune di quelle azioni, positivamente sperimentate, che risultano significative in relazione ai criteri sopraindicati.
Altre informazioni sulle esperienze e sulle pratiche di intervento sono contenute negli studi e ricerche sul Sistema di protezione, nonché nei “Quaderni del Servizio centrale”.
In quali settori si interviene attraverso le buone prassi:
- nella gestione dell’accoglienza
- all’interno dell’équipe
- attraverso l’assistenza sanitaria
- orientamento e informazione dei beneficiari
- apprendimento della lingua italiana e formazione scolastica
- formazione professionale e inserimento lavorativo
- inserimento abitativo
- inserimento socio-economico e culturale
- costruzione della rete
- attività di sensibilizzazione e comunicazione
- minori
Per esempio, se il rifugiato intende fare l’esame per la patente, non può accedere fino a quando non ha un documento d’identità. Attraverso la corretta gestione dell’accoglienza, quindi la presa in carico da parte del Comune, il rifugiato potrà accedere ai diversi servizi.
Inoltre è necessario fornire un supporto psicologico all’équipe durante tutto il progetto, dalla fase iniziale, intermedia e finale. Per favorire una corretta gestione da parte degli operatori.
Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, la formazione, l’inserimento abitativo e l’inserimento socio-economico e culturale è tutto affidato a quelle associazione, che in collaborazione con i comuni riescono ad accedere ai fondi e a fornire tutto il necessario.
C’è ancora molto da fare, ma i fondi ci sono, se è presente qualche associazione di buona volontà e qualche comune lungimirante, invece di tenere fermi queste vittime di guerre e rifugiati, si potrebbe pensare bene di dar loro i giusti strumenti, formarli e accompagnarli fino al raggiungimento dell’autonomia.
In questo modo si finirebbe con il malcontento generale, perché non si sa chi sono e cosa fanno, anzi molte industrie potrebbero trarne vantaggio, facendo loro formazione, avendo a disposizione i fondi e inserendoli nel mondo del lavoro.
Sabrina Mattia