Come fly with me

Poi l’intera formazione compì come un sol uccello una virata… in volo orizzontale… poi rovescio… poi di nuovo orizzontale, veloci come il vento. Quasi quella formazione fosse stata un’enorme cesoia, tagliò netto le strida e il gracchiare di cui la spiaggia, al solito, ferveva, brulicante. E ottomila pupille di gabbiano guardarono, sbarrate.
(Il gabbiano Jonathan Livingston, Richard Bach)

Se c’è una caratteristica che invidiamo agli uccelli è sicuramente la loro capacità di volare.

La fisica del volo è stata ampiamente approfondita ma una questione che ha stuzzicato i naturalisti per anni e suscita tuttora la curiosità dei più è come facciano centinaia di pennuti a coordinarsi durante il volo.

Durante i tramonti invernali, si possono vedere i caratteristici stormi di storni muoversi in complesse coreografie. Chi non si è mai fermato ad osservarli chiedendosi chi segue chi? Chi decide il movimento? E perché?

Storni

Innanzitutto occorre precisare che, come nel caso dei banchi di pesce azzurro, la vita all’interno dello stormo garantisce una serie di benefici per l’animale. In primis la difesa da parte dei predatori; è noto, infatti, che il movimento di un gruppo così numeroso di individui confonde e rende difficile per il predatore individuare ed afferrare la preda.

Per questo motivo probabilmente, questo comportamento si è evoluto in molte specie di uccelli soggetti a predazione.

Le elaborate manovre che eseguono con maestria nei cieli sono, quindi, di fondamentale importanza per la sopravvivenza del gruppo.

A quanto pare, all’interno dello stormo, la decisione di cambiare direzione viene presa da un piccolo gruppo di individui contigui e trasmessa agli altri in modo rapidissimo. Si è calcolato che tale diffusione raggiunga una velocità costante di 20-40 metri al secondo con una dispersione trascurabile dell’informazione, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare dati i numerosi passaggi intermedi.

Uno studio di ricercatori italiani della Sapienza Università di Roma e del CNR di Roma, ha analizzato il meccanismo di trasmissione di queste informazioni negli storni elaborando un modello che lo descrive tramite formule matematiche. Si è visto che tali equazioni sono simili a quelle usate per descrivere i cambiamenti di fase che permettono la transizione dell’elio liquido allo stato di superfluido, nel quale scorre sostanzialmente senza attrito (!).

Un’altra curiosità sugli stormi riguarda il loro caratteristico modo di volare disponendosi a “v”. Si supponeva che si trattasse di una maniera per risparmiare energia sfruttando lo spostamento d’aria creato dalle ali del vicino per ridurre l’attrito e sostenersi in volo; un po’ come si vede nel ciclismo, quando il primo atleta fende l’aria permettendo a chi sta dietro di avanzare con minor sforzo.

Volo uccelli a V

Uno studio pubblicato l’anno scorso su Nature ha verificato questa teoria nella specie Ibis eremita scoprendo che, inoltre, l’angolazione assunta dagli uccelli necessaria per sfruttare al meglio questa dinamica è “calcolata” con grandissima precisione. Sembra che i pennuti in questione siano in grado di predire le turbolenze dell’aria provocate dai vicini e aggiustare di conseguenza la loro posizione e il ritmo di battuta delle ali per approfittare al meglio delle correnti che si creano.

Le evoluzioni spettacolari cui assistiamo tanto spesso riflettono, in sostanza, la complessità dei comportamenti che abbiamo visto e che, chiaramente, hanno un valore adattativo importante per queste specie.

Serena Piccardi

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