Nel 1996, venne distribuito nelle nostre sale “La Promesse”, film d’esordio di Jean Pierre e Luc Dardenne due fratelli provenienti dal Belgio, noti in seguito come i fratelli Dardenne.
Il film raccontava, con stile asciutto, quasi documentaristico la piaga sociale del lavoro clandestino, filtrato con gli occhi di un adolescente, che improvvisamente si trovava catapultato in una realtà più grande di lui. La sua innocenza, castrata da un padre autoritario non garantiva certo un lieto fine e il cinema dei due fratelli (vincitori per ben due volte della Palma d’oro al festival di Cannes, con “Rosetta” nel 1999 e “Il Figlio” nel 2005) che alle volte sembra realizzino sempre lo stesso film, si è sempre contraddistinto per la produzione a basso costo, il crudo realismo che caratterizza le loro storie e la scelta di attori, quasi sempre non professionisti.
Due giorni, una notte si differenzia in questo, perchè protagonista della storia è Sandra interpretata da una certa Marion Cotillard, attrice francese di fama mondiale premio oscar nel 2008 per “La vie en rose”. La scelta, seppur inusuale si è rivelata vincente, perchè la Cotillard aderisce al suo personaggio con una veridicità impressionate che non toglie nulla alla credibilità del loro cinema. Che ancora una volta, torna ad insistere sul mondo del lavoro e sulla spietata legge del più forte.
Sandra, sposata, con due figli, dopo una lunga assenza dal lavoro causata da depressione dovrà usare tutta la sua forza e determinazione per convincere i suoi colleghi a rinunciare ad un bonus di 1000 euro per mantenere il suo posto. E avrà a disposizione solo due giorni e una notte per non veder crollare definitivamente il suo piccolo mondo, già segnato da una realtà cinica e precaria. E proprio perchè non vogliamo togliere suspance alla storia, non riveleremo se riuscirà o meno nell’impresa.
La storia, ricorda per certi versi il celeberrimo film di Sidney Lumet “La parola ai giurati”, dove uno straordinario Henry Fonda, doveva convincere una giuria di 11 uomini a cambiare verdetto sulla sorte di un ragazzo accusato di parricidio. E anche qui, la vicenda prende una piega quasi hitchcookiana, tenendo alta l’attenzione e rendendoci partecipi alla storia. Che forse sì, è sempre la stessa, così come la realtà che riguarda il mondo del lavoro, ma i Dardenne non perdono la speranza, ecco perchè la visione di un loro film, rappresenta sempre una via d’uscita e un motivo in più per continuare a lottare.
Laura Pozzi