Ben tornati all’ascolto di una nuova puntata della rubrica di storia della musica, La Musica del Venerdì, oggi vi parlerò di una band formatasi a circa 20 km a nord di Edimburgo, nel 1981, dal’incontro del tormentato cantante e compositore Stuart Adamson e del chitarrista Bruce Watson.
A loro si uniscono poi due ottimi musicisti: il batterista Mark Brzezicki ed il bassista di colore Tony Butler. La loro poetica si basa sul tentativo di unire elementi della musica popolare scozzese con le sonorità rock/post punk. I contenuti sono impegnati e a carattere sociale.
Durante il decennio hanno un buon successo in Europa e negli Stati Uniti ma all’inizio degli anni ’90, le cose cambiano e le delusioni oltre a infrangere le aspettative commerciali della band, ne minano l’integrità. Brzezicki se ne va. Nel 1993 pubblicano l’album “The
Buffalo Skinners”, nel quale includono due canzoni dell’incompreso album precedente e hanno di nuovo un po’ di successo. Ma le cose tornano a non andare anche a causa dell’instabilità di Adamson, che morirà suicida del 2001.
In Italia, non hanno avuto grosso seguito, non credo che siano in molti a ricordarli. Un amico di allora, forse non esagerando mi canzonava dicendo che ero stato l’unico a comprare quello strano album con la doppia testa di bufalo sulla copertina
Se volete vederli giovani e tipicamente anni ottanta..
se invece volete vederli sorridenti e a colori con le tipiche camice a scacchi..
infine se volete vederli durante un concerto..
Con l’intensa “Long way home”,
con la bella “Ships”,
e con la riflessiva “We’re not in Kansas”, dove la citazione del Mago di Oz è solo nel titolo,
Signore e Signori,
ecco a Voi
The Big Country
Buon ascolto e Buon Venerdì
Fabrizio Savelli