Interstellar // Christopher Nolan

Trovandoci di fronte ad uno dei film più attesi (se non il più atteso in assoluto), della stagione è difficile esimersi da qualche considerazione in merito. Probabilmente è già stato scritto o detto (quasi) tutto, ma l’ultima pellicola di Christopher Nolan è talmente potente, ambiziosa e controversa, che ognuno di noi troverà sempre qualcosa di nuovo su cui confrontarsi.

L’anno scorso con “Gravity” di Alfonso Cuaròn, vincitore del premio Oscar come miglior film, abbiamo assitito al trionfo e alla rinascita di un genere: la fantascienza. Interstellar, che s’ispira dichiaratamente a “2001 odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, sancisce questa tendenza, ma come sappiamo per chi conosce bene il cinema di Nolan, le sue opere non sono riconducibili ad un unico genere, né tantomeno ad una spiegazione logica e lineare.

Cooper (interpretato da un sempre strepitoso Matthew McConaughey) ex pilota, dedito all’agricoltura, dopo aver scoperto un nascondiglio della NASA, decide di lasciare il pianeta Terra (ormai in via d’estinzione a causa di una “piaga”che ne sta minando la sopravvivenza) e partire per una missione spaziale, alla ricerca di un altro mondo possibile dove portare in salvo l’umanità. Non sa quanto durerà il suo viaggio e questo è difficile da spiegare ai suoi figli, sopratutto alla piccola Murph, che sembra vivere un rapporto di simbiosi con il padre.

Da questo momento in poi, pur seguendo il film con interesse e concentrazione, grazie anche alle stupefacenti immagini spaziali, capiamo ben poco di questa missione, a meno che non si abbiano nozioni di fisica o ingegneria. La concezione di tempo, sempre fondamentale nel cinema di Nolan, viene azzerata, manipolata e questo dà vita a due film complementari, uno che si svolge sul pianeta Terra e l’altro nello spazio, due mondi paralleli che non s’incontrano mai, ma che sono profondamente legati dai rapporti umani. Nolan si serve del genere fantascientifico, per trovare un contesto, dove poter ambientare la sua storia e far risaltare al meglio, quello che veramente gli sta a cuore. Che non è trovare un nuovo pianeta, ma probabilmente una nuova concezione d’amore, in grado davvero di salvare il mondo a dispetto di tutte le leggi e ipotesi scientifiche.

Come dire che per la maggior parte della storia, non capiamo quasi niente, ma quel poco che capiamo è stupefacente ed emozionante. Un film, che indubbiamente fa sorgere molte domande e altrettante perplessità, ma alla fine lascia soddisfatti, perchè il messaggio che contiene pur non essendo nuovo e originale, oltrepassa tutte le dimensioni spazio temporali fino ad arrivare alle galassie più remote, come ci mostra il suo magico finale senza tempo.

Laura Pozzi

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