ITALIANI SPENDETE, ANCHE SE NON SAPETE COSA COMPRARE

Il nostro premier sembra ossessionato dalla necessità di far spendere gli italiani a tutti i costi. Prima la misura degli 80€ così tanto rivendicata e promossa, ora la trovata dell’anticipo del tfr in busta paga. Come se la soluzione a tutti i mali si trovasse nel consumismo e nell’aumento cieco delle spese. Ma non siamo negli anni ’80 e, come aveva intuito Kennedy già molto tempo prima, non è sufficiente spendere e basta, facendo aumentare il pil in modo indiscriminato; qualora anche ci si riuscisse, bisogna avere una visione strategica d’insieme e un’idea di Paese che vada al di là del mero consumo.

Oltre a non essere più nel periodo in cui il consumismo poteva trascinare un’economia, gli italiani non solo hanno già dei debiti e utilizzano qualsiasi bonus per rimediare a situazioni ormai compromesse, ma li risparmiano data la poca fiducia nel futuro. In crisi non è soltanto un sistema economico, ma un’identità collettiva. L’individualismo del “tutto intorno a te” che ci ha perseguitato fino a questi anni e che ci ha reso tutti concentrati su noi stessi, viziati ed egoisti, si è spento di fronte ad un mondo sempre più grigio e caotico.

La “generazione bim bum bam”, cresciuta negli stessi anni di Renzi, sta vivendo per la maggior parte ancora sulle spalle dei genitori e sta scoprendo soltanto ora che al di fuori c’è il nulla o poco più e spesso, pur di non accettare compromessi legati ancora all’idea di vita del “da grande farò il..” preferisce rimanere in casa con la famiglia a fare i mantenuti, aumentando l’ormai già folta schiera di NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero coloro che non studiano, non lavorano e neanche lo cercano.

Purtroppo il giovanilismo tanto decantato come cosa estremamente positiva dagli pseudo “rottamatori” paga con gli errori sul campo e con l’esperienza fatta sulla pelle degli italiani. Dopo aver visto che la misura del bonus irpef non ha dato i suoi frutti, il governo non ha imboccato un’altra strada, ma ha insistito sulla stessa proponendo, ora, l’anticipo in busta paga del tfr dei lavoratori. Tipico di questa mentalità di plastica, figlia di individualismo e consumismo (non a caso Renzi è il figlioccio politico di Berlusconi, checché se ne dica) è quella della presunzione di chi crede che il mondo finisca sul proprio orizzonte e che non riesce a concepire una visione diversa dalla propria. Prima si fa l’annuncio e lo si dà già per scontato, poi si discute in parlamento, tanto per fare un esempio.

Non si parla di innovazione e di ricerca, di start-up e di green economy. Sembra che il governo più giovane della storia della Repubblica insegua le orme di quelli più vecchi (penso al confronto con il governo De Gasperi, fatto dallo stesso premier, sul 41% preso alle elezioni).

L’impressione è che Renzi stia cercando di sfamare letteralmente gli italiani, senza una strategia ben precisa, nel tentativo di mantenere il consenso con ciò che un tempo, in un’Italia un po’ meno “fighetta”, i democristiani facevano con i pacchi di pasta direttamente di fronte alle sezioni elettorali. L’espressione “L’Italia cambia verso” utilizzata nella campagna di comunicazione della Leopolda non sembra avere molto significato se si pensa a queste misure così “vintage”, per usare un termine adatto, e se gli si vuole dare un’interpretazione diversa frutto di una constatazione, si potrebbe pensare che in un certo senso il verso è purtroppo effettivamente cambiato, dato che il nostro Paese è tornato in recessione.

 Filippo Piccini

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