Non so se sono l’unico a cui sembra surreale l’atteggiamento di Grillo e quindi del Movimento 5 Stelle delle ultime settimane, ovvero dopo la sconfitta alle europee. Ripercorriamo insieme le ultime evoluzioni.
Ricordo durante il comizio di chiusura in piazza a San Giovanni come Grillo, convinto della vittoria e utilizzando in modo forse eccessivo la psicologia del dichiarare di vincere per poter prendere più voti, si preparava ad andare da Napolitano con una squadra di governo per richiedere le dimissioni di Renzi per cui invocava il padre che gli dicesse in modo tranquillizzante come dal giorno dopo il 25 maggio sarebbe tutto finito.
Tralasciando l’enorme figura di M, nonché apprezzando il coraggio con cui ancora riesce a presentarsi al suo pubblico non vergognandosi minimamente per la propria credibilità perduta, né lontanamente pensando ad eventuali possibili dimissioni, così come spesso succede nei partiti politici di tutto il mondo (o movimenti che siano) dopo che si riceve una sonora sconfitta, Grillo ha continuato a ruota libera passando da un’anticamera all’altra dritto verso l’autodistruzione di tutto ciò che di buono poteva intravedersi nel suo movimento.
Pochi giorni dopo le elezioni infatti, dopo aver ammesso la sconfitta con il video in cui ingeriva il famoso Maalox (per il quale la casa farmaceutica che produce il medicinale ha dovuto anche precisare di non aver sottoscritto nessuno sponsor con il blogger), ha dichiarato in modo per nulla dignitoso che erano stati fatti dei brogli e che l’inspiegabile sconfitta del M5S era dovuta principalmente a quelli.
Tempo di digerire quest’uscita “neoberlusconiana” ed ecco che va al dialogo con il leader della destra ultra nazionalista inglese NIgel Farage, dichiaratamente, nel senso che ha dichiarato di essere lui stesso, contro donne, immigrati ed omosessuali e per nulla aperto a politiche energetiche ed ambientali nuove basate su energie rinnovabili, in quanto conservatore anche in questo.
Per legittimare questa scelta da molti criticata, il leader pentastellato ha indetto un referendum online, riservato alle solite poche migliaia di iscritti, utilizzando lo strumento che racchiude al meglio la tanto sbandierata democrazia diretta online, motivo di esistenza stessa del blog e del Movimento 5 Stelle. La scelta non includeva il gruppo dei Verdi (perché probabilmente avrebbero potuto vincere) e in questo caso viene sì il dubbio che possano esserci anche dei brogli, dato che a differenza delle normali elezioni, non ci sono rappresentanti di lista, presidenti di seggio e scrutinatori a garantire legalmente la correttezza dei risultati.
Dulcis in fundo, notizia di questi giorni è la volontà di Grillo di aprire il dialogo con Renzi, dato che, come lui stesso ha dichiarato, è stato legittimato dal voto degli italiani. Paradossale pensare a pochi mesi fa quando nel faccia a faccia tenuto in streaming appena concluso disse: “Questa è una guerra, o vinciamo noi o ce ne andiamo a casa“.
Personalmente ho sempre diffidato da Grillo, se non per la stima che avevo per alcuni grillini, in particolare Alessandro Di Battista. Ma anche lì, dopo aver saputo che aveva fatto un provino per aspirare a partecipare alla trasmissione Amici di Maria De Filippi, oltre che essere figlio di un fascista, con tutto ciò che questo può voler dire, mi sono ricreduto sul tipo di idea di persona che mi ero fatto e ho pensato che non potrebbe mai rappresentarmi.
La politica è sicuramente essenzialità di compromessi, mediazioni e decisioni non impulsive. Questo porta spesso a giustificare comportamenti e scelte dei leader, ma credo che esistono alcuni paletti che non bisogna comunque oltrepassare e che devono rappresentare una sorta di limite alla nostra integrità intellettiva, prima ancora che morale.
Filippo Piccini