Maps to the stars // David Cronenberg

Chi conosce il cinema di David Cronenberg sa più o meno cosa aspettarsi, ma non sa esattamente in che modo il regista canadese presenterà la sua visione di cinema. Questa volta ci troviamo di fronte ad una sorta di favola nera che vede protagonisti dei ragazzini che probabilmente non riusciranno a salvare il mondo, ma forse una parte di se stessi.

“The maps of the stars” presentato in concorso all’ultimo festival di Cannes appare in tutto e per tutto una feroce critica allo star system hollywodiano attraverso storie che inizialmente sembrano scollegate, ma che poi a mano a mano che il film procede confluiscono tutte nella medesima direzione. Cinema come perdizione, ma anche come liberazione da un’infanzia terribile o da rapporti familiari ambigui e mai del tutto risolti. Visioni di persone morte che a differenza de “Il sesto senso” sono visibili ai vivi e che li spingono a commettere atti oltraggiosi o a provocare vere e proprie crisi esistenziali.

mia wasikowska and julianne moore maps to the stars

Da una parte abbiamo Benjamin popolarissimo attore di tredici anni nonchè un mostro di cinismo a cui sembra interessare solo il successo e dall’altra Havana Segrant attrice cinquantenne interpretata da una generosissima Julienne Moore (giustamente premiata come miglior attrice a Cannes) che ci regala un paio di scene talmente autentiche da mettere quasi a disagio. Benjamin e Havana due facce della stessa medaglia, il primo sempre seguito da genitori che poi scopriremo essere qualcosa di più e Havana attrice ormai sul viale del tramonto ossessionata dalla madre morta (attrice anche lei) in un incendio molti anni prima. Su tutti spicca la figura di Agatha ( Mia Wasikowska), misteriosa ragazza arrivata dalla Florida con volto e mani ustionate. Una sorta di angelo custode che s’introduce prima nella vita di Havana e poi si riappropria di quella di Benjamin. Sarà lei ad operare una sorta di redenzione finale attraverso un rito che le consentirà di espiare le sue colpe e quelle degli altri personaggi.

mia wasikowska

Sarebbe quasi un peccato svelare di più perché il film è tutto da scoprire e la sceneggiatura di Bruce Wagner non perde mai un colpo. A volte sembra di trovarsi di fronte ad un’opera di David Lynch e anche se il film non arriva mai ad essere il classico rompicapo del regista americano ci sono davvero molti spunti di riflessione non solo sul mondo del cinema, ma sulla realtà contemporanea. Pur riprendendo molti temi cari a Cronenberg, la mescolanza di generi presente nel film ne fa un opera quasi unica, a tratti forse estrema, ma non per questo meno importante nella filmografia di un autore sempre originale e imprevedibile.

Laura Pozzi

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