A una settimana dalle europee la riflessione è se queste elezioni sono più o meno importanti di quelle nazionali. Che dire, la risposta non può che essere sì, per quanto questo appuntamento comunitario non viene molto considerato nel nostro Paese, a giudicare soprattutto dai candidati, composti in alcuni casi addirittura da ex conduttori televisivi, cantanti anni ’60, trombati dai partiti e personaggi dello showbiz in generale. Tutte persone che ovviamente, oltre alla mancanza di competenza, non hanno una visione strategica del ruolo che il nostro Paese dovrebbe assumere all’interno della comunità europea e che molto probabilmente non verranno considerati in sede decisionale perchè ritenuti poco credibili, proprio come gli italiani.
C’è da dire allora che forse non è un caso, né un complotto il fatto che l’Italia sia stata sfavorita fino adesso in quasi tutte le decisioni prese in sede di parlamento europeo e che per altri problemi attuali, come ad esempio il dramma dell’immigrazione, non riesce ad ottenere una politica comune e si vede continuamente scaricate addosso responsabilità che dovrebbero riguardare tutti gli Stati membri. Per fare un esempio attuale, il pattugliamento del nostro confine meridionale che, fino a prova contraria, è il confine dell’Europa e quindi di tutti e che invece sosteniamo soltanto noi con l’indispensabile operazione Mare Nostrum. Perfino sulla questione degli ormai famosi Marò, che hanno ucciso due pescatori indiani per errore, non siamo riusciti a richiedere una voce unica da parte dell’Europa come istituzione e a richiederne l’estradizione in quanto cittadini europei oltre che italiani. D’altronde l’idea di Europa che i vari Spinelli, Rossi e Colorni avevano coniato nel Manifesto di Ventotene, era finalizzata in origine ad evitare un’altra guerra fratricida tra gli Stati del nostro stesso continente, appena usciti dalla Seconda Guerra Mondiale. Proprio per questo un esercito comune è infatti una questione che dovrebbe essere prioritaria negli ordini del giorno di coloro che intendono rappresentarci a Bruxelles, sia per motivi logistici e ideologici che soprattutto di risparmio alla spesa pubblica.
A proposito di tagli infatti, per ciò che concerne invece l’Euro e le misure di austerity che si concretizzano con la sottoscrizione del MES o con il pareggio di bilancio introdotto in Costituzione, sono servite fino adesso a placare l’attacco speculativo dei mercati, in particolare nel caso dell’Italia, a far demordere le agenzie di rating dallo scommettere sulla nostra dipartita finanziaria. Di fatto però nell’economia reale hanno avuto degli effetti devastanti perchè ridurre le spese e non emettere più moneta significa letteralmente chiudere l’ossigeno ad un organismo vivente, quale l’economia, fatta di persone, in realtà è. Per risolvere ciò e per poter emettere più moneta tornando sovrani della propria, si sente molto parlare di uscita dall’Euro. Il problema è che si dà per inteso il ritorno alla Lira, ma non necessariamente potrebbe essere questa l’unica strada percorribile, anzi. Il sensazionalismo dell’uscita dalla moneta unica infatti, fa soffermare soltanto sul dirsi contrari perchè “bla bla bla” ci sarebbero soltanto svantaggi ed effetti catastrofici. Una valida alternativa sarebbe introdurre un secondo Euro, svalutato rispetto al primo, che possa essere adottato dai famosi PIIGS per permettergli di tornare competitivi nel mercato degli export, in modo tale che il nostro Paese, dall’economia composta principalmente da piccola e media impresa manifatturiera e da artigianato, possa tornare vincente nel mercato mondiale e soprattutto appetibile ai mercati emergenti. Questa cosa è attualmente impossibile dato che i nostri prodotti, per quanto puntano sulla qualità piuttosto che sull’economicità, risultano ugualmente essere troppo costosi per gli acquirenti esteri con una moneta così forte.
Personalmente ancora non ho deciso chi voterò, sono indeciso tra due liste. Rientro sicuramente, secondo alcuni recenti sondaggi, nel 73% degli italiani che non conosce ancora chi sono i candidati che potrebbe eleggere nel proprio collegio elettorale (fonte Demopolis) e nel circa 41% di astenuti/indecisi (fonte Ipsos). In questa settimana quello che farò sarà cercarmi un candidato che possa rappresentarmi perchè, per fortuna e come è giusto che sia, in questa tornata elettorale abbiamo la possibilità di inserire un voto di preferenza e decidere quindi la persona stessa a cui deleghiamo la nostra rappresentanza in quella sede, a differenza purtroppo delle ultime ormai tre tornate elettorali nazionali dove abbiamo dovuto delegare vergognosamente un intero partito con liste bloccate già decise a tavolino e composte da personaggi mediocri che si contornano da altri mediocri, per non fare brutta figura. Già questo rende questa tornata elettorale, se non per l’opinione sull’ importanza, sicuramente più valida e democratica di quella politica nazionale.
Su una cosa credo non dovrebbero esserci dubbi, in linea di principio tornare indietro ognuno nel suo staterello non solo non è più possibile (anche se non impossibile) piuttosto è per nulla auspicabile, dato che inevitabilmente ognuno si ritroverebbe da solo a competere con il mondo, dato che dalla globalizzazione in poi, ormai le partite si giocano su scala mondiale e i Paesi più giovani e più ambiziosi del nostro (i BRIC in primis) riescono ad essere già ben più competitivi di noi vecchi europei. L’unica opzione che resta è quella di fare pressione sulla Ue a Bruxelles perchè fornisca assistenza di bilancio e sulla Banca centrale europea a Francoforte perchè faccia una politica monetaria favorevole. L’opzione di adottare un Euro a due velocità potrebbe essere una di queste pressioni da effettuare.
Concluderei, a proposito di riflessioni, con le parole del premio nobel Paul Krugman: “Ricordiamoci però una cosa: l’Europa non è in declino. È un continente produttivo e dinamico. Ha soltanto sbagliato a scegliersi la propria governance e le sue istituzioni di controllo economico, ma a questo si può sicuramente porre rimedio.”
Filippo Piccini