12 aprile 1633
Inizia il processo a Galileo Galilei. Le sue teorie filo-copernicane sul moto dei corpi celesti sono in totale antitesi rispetto alla teoria aristotelica-tolemaica sostenuta dalla Chiesa cattolica per via dell’infallibilità delle scritture, dato che la teoria di Galileo contraddiceva la Bibbia, con riferimento in particolare a un passo del Libro di Giosuè (10,12-14) nel quale si afferma che è il Sole a muoversi. Dopo aver subito varie denunce da parte di membri della Chiesa, Galileo viene processato e condannato per eresia e costretto all’abiura per evitare il carcere. La sua pena viene commutata in una sorta di arresti domiciliari a vita. La riabilitazione dello scienziato da parte della Chiesa si può datare a partire dal 1822, 180 anni dopo la sua morte, con la concessione dell’imprimatur alla pubblicazione dell’opera “Elementi di ottica e astronomia” del canonico Giuseppe Settele, che riconosce finalmente la teoria copernicana del tutto compatibile con la dottrina cristiana. 359 anni dopo la condanna di Galileo, nella relazione finale della commissione di studio datata 31 ottobre 1992, il cardinale Poupard ammette che la condanna del 1633 è stata del tutto ingiusta.