11 marzo 2004
Madrid, prime ore del mattino. Su quattro treni, affollati di pendolari, in transito o in arrivo nelle stazioni di Atocha, El Pozo del TíoRaimundo e Santa Eugenia, esplodono a distanza ravvicinata 10 bombe. Nel terribile attentato, rivendicato dall’organizzazione terroristica Al Qaeda di Osama Bin Laden, perdono la vita 191 persone e ne vengono ferite più di 2000. La Spagna, che si sta preparando per le imminenti elezioni politiche, è sotto shock. A poche ore dalle esplosioni, il premier Aznar, che è uno dei maggior alleati di George Bush nella guerra in Iraq, attribuisce pubblicamente all’ETA, il movimento indipendentista basco, la responsabilità dell’attentato, ma si scopre presto che non è così. La bugia di Aznar indignerà profondamente il popolo spagnolo, che chiamato alle urne tre giorni dopo l’attentato elegge premier, a sorpresa, il socialista Zapatero. Nel 2007, si celebrerà un processo che condannerà 7 militanti di Al Qaeda.