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AGENDA MONTI: RIGORE, MENO TASSE (CON LA PATRIMONIALE), REDDITO MINIMO E SUBITO UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE

Look sobrio, quasi minimal, come quello a cui il Professore ci ha abituato in questi tredici mesi. Il programma di Mario Monti, annunciato domenica in conferenza stampa, si presenta su Internet in tarda serata. Un’immagine dell’ex premier, un breve testo di presentazione e un link a un documento pdf con illustrati i punti programmatici. 


Venticinque pagine. Al primo posto, facile previsione, l’Europa. Monti sostiene che bisogna costruire “un ‘Europa piu’ integrata e solidale, contro ogni populismo”. L’Italia, per l’ex premier, “deve battersi per un’Europa più comunitaria e intergovernativa, più unita e non a più velocità “. Ma per contare di più in Europa “non serve battere i pugni sul tavolo”. Bisogna guadagnarsi la credibilità; solo così l’Italia può chiedere all’Europa “politiche più orientate alla crescita”.

Già, la crescita. Uno dei tre piloni che il Professore aveva fissato nei giorni successivi al suo insediamento nel novembre 2011: “Crescita, rigore, equità”, ripeteva ciclicamente nel corso delle conferenze stampa. La nuova agenda programmatica aggancia i primi due punti spiegando che la “la crescita non nasce dal debito pubblico”. Il primo atto è quindi quello di avere “finanze sane” e cioè attuare il pareggio di bilancio dal 2013 e ridurre lo stock del debito pubblico di un ventesimo all’anno a partire dal 2015. Abbattere progressivamente il debito per potere alleggerire il macigno di interessi che gravano ogni anno sui conti pubblici.

Le tasse. Sullo stesso terreno si gioca la partita fiscale. “Ridurre le tasse diventa possibile”, recita il testo, soprattutto grazie alla riduzione del debito. Si parte con lavoro e imprese e per farlo il Professore non esclude di trasferire il carico corrispondente su grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio. La spesa pubblica, poi, deve essere “riqualificata”, e la spending review “deve diventare un metodo permanente”.

Il lavoro. In tema di mercato del lavoro il programma riprende l’azione intrapresa dal governo quest’anno. E incardina alcuni dei punti che si candidano a diventare presto punti di frizione con la coalizione di centrosinistra. Monti propone un ulteriore rafforzamento della contrattazione di secondo livello, “spostando verso i luoghi di lavoro il baricentro della contrattazione collettiva”.

Il programma poi rilancia poi uno dei temi cari al ministro Fornero (e al ‘transfugo’ del Pd Pietro Ichino, che ha annunciato di essere a disposizione a guidare una lista Monti in Lombardia): il superamento del dualismo del mercato del lavoro “tra lavoratori sostanzialmente dipendenti protetti e non protetti”.

Il reddito minimo. Anche in questa ottica, di maggiore flessibilità, si inserisce la proposta di introdurre “un reddito di sostentamento minimo”, “condizionato alla partecipazione a misure di formazione e di inserimento professionale, pensato come rete di sicurezza contro le nuove povertà sorte a causa di crisi e recessione.

La legge elettorale. Il primo punto del nuovo governo sarà, secondo Monti, la riforma della legge elettorale per ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Addio Porcellum e in fretta perché, si legge nel testo, “non ci sono più tempi supplementari”. E in previsione, ci sono anche imprtanti riforme istituzionali. “La prossima legislatura dovrà affrontare, da subito, il tema di come rendere le decisioni più efficace e rapide, come riformare il bicameraslimo e ridurre i membri del Parlamento”.

Ce n’è per tutti insomma, con “ammiccamenti” da destra a sinistra. Persino al Movimento 5 Stelle, quando il documento titola un capitolo “Meno casta, meno costi”. Un taglio netto ai contributi pubblici ai partiti e alle spese della politica con l’obbligo di bilanci trasparenti e un tetto ai finanziamenti privati.

Evasione e corruzione. Monti poi propone una lotta senza quartiere a corruzione, evasione fiscale ed economia sommersa. E riprende una delle formule utilizzate dal premier in conferenza stampa: “Chi froda il fisco mette le mani nelle tasche degli altri cittadini”.

E c’è spazio anche per una retromarcia su alcuni dei provvedimenti targati Berlusconi. Ieri Monti aveva detto “meglio leggi ad nationem che ad personam“. Il nome del Cavaliere non viene mai citato, ma il messaggio sembra chiaro. “Va introdotta una coerente disciplina del falso in bilancio e completata la normativa sull’anticorruzione, l’antiriciclaggio e l’autoriclaggio. Va rivista la riduzione dei termini di prescrizione per garantire in modo più adeguato l’azione di prevenzione e contrasto di diversi gravi reati, va introdotta una disciplina sulle intercettazioni e una più robusta disciplina sulla prevenzione del conflitto di interesse. Per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose nella vita politica la legge sull’incandidabilità manda un segnale preciso”.

Cinque righe chiamano più o meno direttamente in causa il Cavaliere. Dalla depenalizzazione del falso in bilancio alla legge ex-Cirielli, proposte e votate prima da Forza Italia e poi dal Pdl, fino alle norme (anticorruzione e incandidabilità, conflitto di interesse) osteggiate più o meno direttamente dal partito di Berlusconi.

da HUFFINGTONPOST.it

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