Pensieri

GRILLO, RENZI E IL DISAGIO DELLA POLITICA

Due amici che vogliono cambiare il mondo. Una volta sarebbero stati dalla stessa parte: oggi uno sta con Renzi e uno con Grillo.


Due amici cari, intelligenti e votati al cambiamento della società, nei giorni scorsi mi hanno dato la loro lettura della fase storico-politica. Da una parte i rottami dei partiti, dall’altra chi sta facendo piazza pulita. La scelta, dicono entrambi, è tra chi rade al suolo questo sistema da compagni di merende e chi lo difende. Senza sfumature. Solo un’immagine rappresentata dalla vergogna del vecchio sistema e dalla possibilità – importante, forse unica, dicono entrambi – di riformulare questa democrazia.

Sorprendente il seguito: uno sta con Matteo Renzi, l’altro con Beppe Grillo. Di colpo mi sono sentito un marziano.

Quello che sostiene Matteo Renzi è più giovane e del Pd: vuole fare piazza pulita a partire dal partito del vecchiume e del sistema di potere – dice – che incatena da decenni un ceto politico che si ritiene insostituibile. Sto con Renzi, aggiunge, non perché condivida ogni cosa, ma perché penso che possa destabilizzare la combriccola assurda del centrosinistra: meglio cada e pezzi ora piuttosto che si vada al governo con i soliti impresentabili.

Inimmaginabile. Soprattutto perché ai miei occhi non mi sembra che Renzi possa portare in dote alla democrazia una ventata di novità. Mi pare più il giochino furbetto di chi vuole cambiare tutto per non cambiare niente. Eppure persone che ritengo assolutamente democratiche, etiche e con voglia di fare della democrazia qualcosa di vero e partecipato, preferiscono il rischio ai vecchi nomi. E lo dicono con chiarezza.

L’altro difende Grillo. Dice che il momento è proficuo, che c’è fermento sociale, un mondo di iniziative e partecipazione è in azione. Anche se il sistema dell’informazione non se ne accorge o preferisce non accorgersene. Spread e altre parole-chiave rimbombano dalle tv accese, ma non durerà a lungo. La gente non vive sulla luna e sa che la rappresentazione che i media danno è fuorviante. Sicuramente la realtà non è quella narrata a favore di un sistema di affaristi e partiti che ne rappresentano e difendono gli interessi.

Non pensa, come molti a sinistra, che i grillini siano più seri del loro leader e lavorano sul campo per la democrazia applicata in ogni quartiere, rione, città. No, dice che così deve essere e il leader fa il lavoro giusto: serve per spaccare anche dialetticamente lo schema, comunica con parole chiare e con concetti che bucano l’immaginario. E diventano armi utilizzabili da chi vuol combattere una battaglia politica e mediatica contro un sistema che vive, si nutre e inculca parole-chiave nella testa delle persone. Sbagliato fermarsi all’apparenza, mi dice ancora. Per potersi liberare bisogna spaccare le gabbie.

Dobbiamo abituarci a discutere su tutto, rifletto. A camminare sui rottami di decenni e decenni di annichilimento politico, di fascinazione dei partiti per i poteri ricchi, di perdita di riferimenti chiari ed etici nella società. Non si tratta di antipolitica, ma di mettere in discussione il senso della politica e dell’informazione. Uscire da schemi che ingabbiano la democrazia, anche con la complicità di un sistema di media che sono nelle mani di pochissimi gruppi finanziari, con interessi economici e politici non certo assimilabili a una ricerca di libertà e completezza di informazione. E se personalmente non ritengo una soluzione né Renzi né Grillo, non penso che la scelta di demonizzare quello che non si condivide sia utile. Né è utile la scelta di fare i figuranti nell’arena mediatica, usando il telecomando come unico potere e l’applauso o l’insulto come attivismo politico. O manifestando su richiesta della Repubblica di De Benedetti.

Viviamo un disagio, immersi da venti anni nel circo delle futilità e del disimpegno come valore. Riprendere a camminare sulla strada della democrazia e della partecipazione è difficile. Implica fatica, coscienza e azione. Resto però pensieroso e lascio vivere qui i miei dubbi.

da Globalist.it

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