Pensieri

KRUGMAN: I PERCHÉ DELLA CRISI EUROPEA E COME USCIRNE

L’economista Paul Krugman, autore di alcuni dei più famosi manuali di economia internazionale, ha pubblicato ieri sul New York Times un interessantissimo editoriale sulla crisi in Europa, rinvenendone le cause e suggerendo alcuni semplici accorgimenti per uscirne.


L’editoriale inizia con una citazione delle ultime parole di Mario Draghi, presidente della BCE, che promette il massimo impegno per salvare l’Euro e, immediatamente, riporta in alto i titoli del vecchio continente e riduce lo spread tra la Germania e le altre claudicanti economie dell’UE. Il problema vero alla base della moneta unica è, secondo l’editorialista, il fatto che esso sia uno strumento troppo avanzato in relazione alla ben poca integrazione politica tra i paesi che la utilizzano. La mancanza di un’integrazione profonda, infatti, fa si che nascano situazioni come quella spagnola, in cui lo scoppio della bolla immobiliare ha creato crisi e recessione, senza che dall’UE giungesse il supporto necessario a mantenere negli standard i suoi servizi.

Negli Stati Uniti, ad esempio, una situazione analoga colpì la Florida nel 2007-2008, dove però il tracollo è stato molto più sostenibile, dato il supporto di Washington, sia economico che politico. In Europa, invece, il boom che la moneta unica aveva portato fino al 2007 era proprio dovuto al fatto che la Germania esportava sempre di più nel settore immobiliare spagnolo (le esportazioni della Germania sono per il 71% dirette a paesi dell’UE), gonfiando la bolla fino a farla esplodere e scappando via al momento di doverne pagare le conseguenze.

United States of Europe

Gli Stati Uniti d’Europa sarebbero la soluzione ma, una tale ipotesi è a breve termine poco auspicabile. Cosa fare allora per salvare l’Euro? E soprattutto, è necessario? La risposta è un secco SI. Anzitutto perché esso è uno degli strumenti più forti per saldare l’Unione che, dagli accordi di Roma del 1957 ha portato, comunque, pace e democrazia stabile in tutti i paesi membri, integrando il settore commerciale e avviando la più concreta legiferazione in materia di sviluppo sostenibile di tutta la Comunità Internazionale.

Le manovre da compiere sarebbero due: anzitutto ridurre i costi per i paesi in crisi, poi,creare un contesto che permetta ai paesi del Sud di fare quello che la Germania ha fatto tra il 1999 e il 2007, potendo esportare facilmente verso Berlino, che dovrebbe accettare un processo inflattivo. Lo scudo proposto da Draghi e malvisto dalla Germania, riducendo i differenziali, potrebbe essere complice di una tale soluzione.

La Germania deve pugnalarsi per scansare un proiettile letale ma sulla bilancia del lungo termine non può far altro che sostenere quella Spagna che, proprio con l’embrione della sua crisi, ha sostenuto l’esplosione economica del paese negli ultimi 8 anni precedenti al tracollo del 2008.

da YOU-ng.it

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