OLIMPIADI, “SIAMO LA SQUADRA DI UN PAESE IN GUERRA”
Mentre il conflitto tra il regime di Assad e i ribelli mette a ferro e fuoco la Siria, i suoi atleti si preparano alle Olimpiadi.
Come verranno accolti dalla folla della cerimonia d’apertura delle Olimpiadi i dieci atleti siriani? Mentre nel loro Paese le truppe di Bashar al-Assad bombardano prima Aleppo e poi Damasco, trasformando l’insurrezione contro il regime in una guerra civile, loro correranno per la vittoria.
Sei uomini e quattro donne con un peso enorme sulle spalle, quello di rappresentare una nazione dove i diritti umani sono istituzionalmente calpestati. Due atleti, due nuotatori, due pesisti, un ciclista, un boxeur, un cavallerizzo e una tiratrice. Nessuno di loro eccelle a livello mondiale, ma alcuni di loro si sono distinti ai Giochi Asiatici, come il pugile Wessam Slamana, da due anni medaglia di bronzo. Tra di loro c’è anche ci vive all’estero da anni, come Omar Tayara, l’atleta di triathlon che racconta a El Paiscome già i partecipanti alle Olimpiadi di Pechino si allenassero fuori dal Paese per evitare incidenti.
La delegazione siriana ha partecipato a un evento interno al villaggio olimpico per ricordare gli 11 atleti israeliani assassinati a Monaco nel 1972: la bandiera nazionale ha sventolato, ma il gruppo non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Tra le misure speciali per proteggere la loro presenza in Inghilterra c’è anche il fatto che la squadra non ha un recapito telefonico, mentre il governo britannico ha negato l’ingresso nel Paese a Mowaffak Joumaa, il presidente del comitato nazionale amico intimo di Bashar al-Assad.
La Siria partecipa alle Olimpiadi dal 1948, ma finora ha vinto solo una medaglia d’oro nell’atletica leggera con Ghada Shouaa nel 1996. I suoi sportivi si informano come possono telefonando ai parenti e usando i social network, e nella bolla dorata delle Olimpiadi cercheranno di portare a casa una vittoria simbolica per una popolazione in guerra.
da Liquida.it